Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

domenica 31 ottobre 2010

IL LAMBRUSCO DELLO ZUCCHI: PIACE IL SUO SORBARA DOP


O è grasparossa o è salamino o è sorbara, non si scappa, si parla di lambrusco.
Fermarsi nei dintorni di Modena e chiedere di vino, ti mandano a San Prospero, quando sei li ti dico io dove fermarti: vai a trovare il Davide Zucchi.
E’ il Sorbara il vitigno che fa fieri i modenesi del vino, il suo vitigno vive bene a contatto con altra varietà ovvero il salamino, il Sorbara infatti è varietà delicata e la DOP per questo chiede questo affiancamento, questo sostegno. Vino della tradizione emiliana si, ma fatto con la testa, disciplinari ordinati richiedono questo sano realismo. Uno sguardo allora all’assaggio del Lambrusco di Sorbara DOP Az. Agr. Zucchi.
Per continuare a leggere questo post clicca su Continua
.

La cosa bella quando arrivi in Azienda Agricola Zucchi è che ti accoglie la giovane erede, la nuova generazione sta facendo ingresso in azienda e, racconta il babbo, si occuperà anche delle cose di cui non può più fare a meno: un po’ di internet, marketing, immagine.
Questi Zucchi vedono distante.
Oltre centomila bottiglie prodotte ogni anno, oltre la mezza dozzina le varietà a catalogo, dagli Zucchi si respira aria di tradizione, orgoglio per i propri clienti tedeschi che “sono precisi e sanno quello che vogliono” ed una buona dose di amore per le cose che vengono da lontano ed andranno lontano, perché di lambrusco stiamo parlando:”al vén é la tatta di vic'”
La terra di Emilia è lambrusco, ovvero il contraltare della romagna di sangiovese, il lambrusco è un vino frizzante, vivo, sincero, di bassa gradazione, 10,5 quelli del sorbara dello Zucchi, un vino che sprigiona il sapore della tradizione popolare, è un vino da casa e da chiacchiera e, tanto per concludere la fase declamatoria, “Ban vén fa ban sangv”.
Versiamo questo lambrusco dello Zucchi e si sprigionano le mille bollicine raccolte compostamente ed ordinatamente in schiuma elegante e non eccessiva. Il colore è rosso rubino, acceso, vivo.
Al naso è aperto e scorrevole, senza alcol in piena evidenza, intenso e frizzante (ma non troppo), un evidente profumo di violetta ma è ancora più evidente il passaggio di fragola.
Il primo palato è lambito in maniera gradevole e senza eccessi dalle bollicine, quindi si apre in bocca e rilascia i profumi di cui sopra; una apertura ampia per un vino che si farà notare per una media persistenza e che si dimostra per tutto quello che vale solo quando arriva ben sotto il palato con un giro di fragolina determinante. Finale senza fuochi di artificio, come deve essere, una chiusura breve e discreta.
Il Lambrusco di Sorbara dello Zucchi è vino ad alto contenuto di esperienza, una bevuta gradevole ed un profumo altrettanto discreto. Va bene così.
.

martedì 26 ottobre 2010

TIMORASSO BRUT "CHIAROR SUL MASSO " CASCINA I CARPINI. INCONSUETA ELEGANZA.


Raccolto molto volentieri il garbato ed intelligente appello fatto da Andrea Petrini dal suo Percorsi di Vino eccoci al Tasting Panel di una invenzione della natura molto ben intepretata dalla tortonese Cascina I Carpini : Timorasso Spumante Brut Chiaror Sul Masso.
Gli interpreti dell’evento si sono fatti aspettare un po’ ma alla fine si sono finalmente materializzati con me a tavola, con Cristina ed Eliseo tasting panel a tre con cena appropriata e calice in mano. Tre tipi di valutazione: analisi generale consueta, analisi a punteggio per la quale abbiamo ancora una volta usufruito della scheda di valutazione di Tigullio Vino e, per finire, emozioni personali.
Ecco i risultati del nostro assaggio
.

Prima alcune note tecniche raccontateci direttamene dai Carpini “Chiaror Sul Masso è un Vino Bianco Spumante Brut da uve Timorasso della vendemmia 2008 e sviluppa un tenore alcolico del 13% Vol…… l’uva è stata vendemmiata in due tempi, la prima parte a fine agosto, la seconda a fine settembre 2008…….estrazione a Freddo…. fermentazione è partita spontaneamente a bassa temperatura ed ha proseguito per circa 3 settimane lentamente……la permanenza sulle fecce fini fino Aprile 2009 quando poi il vino si è chiarificato per sedimentazione…… rifermentazione ha proceduto per circa un mese in autoclave secondo il metodo Martinotti lungo al termine del quale si è proceduto a microfiltrazione in acciaio alla fine di agosto 201. Chiaror Sul Masso è stato imbottigliato il 28.08.2010 e ne sono state prodotte 3780 Bottiglie”. Numerate aggiungo io che, se non è solo uno sfizio del momento, credo sia una buona idea da proseguire in futuro.
Colore giallo paglierino con riflessi verdini non intensi e perlage carico e deciso, al naso delicatamente fruttato con un tocco di mela garbato ed elegante che lo rende per nulla ordinario, un po’ più sfuggente al passare del tempo. Assaggio con inizio di garbata bollicina, discreta, buon ampiezza per la ripetizione del tocco di frutta solo leggermente acerba, equilibrato, persistente, si apre molto bene al primo tocco e si chiude molto lentamente ma con robusta decisione, rilascia “ un sapore intenso di fragoline di bosco” (Cristina) ed un buon tocco di amarognolo che lo rende invitante al sorso successivo.

Ecco il punteggio medio di valutazione delle tre schede dei partecipanti:
ESAME VISIVO (min 1 max 3) : 2,7
ESAME OLFATTIVO (min 1 max 5) : 3,7
ESAME GUSTATIVO (min 1 max 7) : 5,3
IMPRESSIONI GENERALI ( min 1 max 5) : 4
VALUTAZIONE DEFINITIVA : 15,7 /20

Ancora un po’ di lavoro per affinarlo al palato ed il gioco è fatto.
Una esperienza di delicata gradevolezza, “lo aspettavo più secco…mi ha sorpreso..” (Eliseo) e non è solo poesia il commento di Cristina “ ricorda una brezza primaverile …disseta come la rugiada mattutina”.
Un ottimo lavoro dei Carpini per questo Timorasso da noi interpretato al pasto con carne bianca ma che può fare tranquillamente da apripista e/o da aperitivo della sera.
Questo Chiaror Sul Masso piace, piace eccome
.

sabato 23 ottobre 2010

"IMPUTATO WINE-BLOGGER SI ALZI" - QUESTA E' LA STORIA DI UNO DI NOI (e se fosse vera?)

Scrivere un racconto che parla di wine-blogger e poi chiedersi: ".... se fosse veramente accaduto?" Infatti è accaduto che un blogger ha scritto un racconto che parla di wine blogger e poi si è chiesto................

Fabio è prima un amico poi abbiamo la comune passione per il vino ed il suo mondo, lui fa il giornalista, scrive ed anche bene. Fabio ha un suo blog dove parla di vino, quello è altra cosa però, ci tiene molto, è il suo spazio di libertà, se ti va lo leggi altrimenti te ne puoi andare, lui non cambia la sua linea in base ai click. Questo è mestiere altrui. Fabio fa il giornalista, tiene un suo blog e scrive di vino. Quando mi ha telefonato tempo fa non era solo arrabbiato, la rabbia è scevra da ragionamento, la rabbia è agnostica, Fabio era deluso. L’ultima suo clic sulla tastiera gli aveva procurato una lettera dell’Ordine dei giornalisti, pensava ad un invito al solito convegno oppure una assemblea “ma non l’abbiamo appena fatta.…!”. Non si aspettava una denuncia.
per continuare a leggere questo post clicca su Continua

Leggeva a voce alta Fabio:“L’Ordine dei Giornalisti con prot. 2015896TS ha ricevuto una segnalazione del Collega Terenzio Sestini ….relativamente ad un Tuo articolo pubblicato sul tuo blog………per il quale Ti troveresti in conflitto di interessi essendo i produttori dei vini citati, tuoi amici ….posto che potrebbero concretizzarsi le violazioni degli artt. Legge Professionale del 1963 e delle disposizioni contenute nella Carta dei Doveri del giornalista 8/7/93……..far pervenire tutti i chiarimenti, documenti o mezzi d prova ai fini della valutazione …… per la attribuzione di eventuali provvedimenti disciplinari…….
Fabio ha molti amici nel mondo del vino, perché quello è un po’ di più del suo lavoro, è il suo mondo. Fabio aveva scritto sul suo blog del vino di alcuni amici, aveva scritto di assaggiarlo, l’aveva scritto sul suo blog ed ora rischiava la professione, per la denuncia di un collega. Una tristezza. Quando a me è scivolata la battuta “Forte quel Terenzio, nell’epoca di Santoro e Fede, il fazioso in conflitto di interessi saresti tu?”, Fabio finalmente ha riso.
Eh già forte quel giornalista Terenzio, giudice e giustiziere di giornalisti sprovveduti, forte quel Terenzio ma di blogging capisce nulla.
Così Fabio si è preso la delusione sotto il braccio ed ha cominciato a scrivere, a buttar giù il testo per l’Ordine dei Giornalisti, si è messo a ragionar con l’avvocato ed a rileggersi sconsolato la sua creatura graffiante e libera: il suo blog.
Qualcuno magari pensa che è forte quel Terenzio che ha dato in braccio al destino la madre di tutte le domande ovvero “può un giornalista fare blogging?” o peggio “chi non è giornalista può scrivere?”; ma io dico no, Terenzio non aspirava a tanto, forse ha pensato solo di giocare un po’ a guardia e ladri ma anche li sbagliava si era sentito giudice, “il ladro è Fabio” ha sentenziato. Un gioco forte, in palio il lavoro di Fabio. Forte questo Terenzio che si è sentito un po’ guardia e molto giudice, modaiolo.
Fare blog è cosa epocale” ha pensato Fabio, “guarda per un post che parla di vino su un blog cosa può accadere”. L’ho pensato anche io, lo sappiamo tutti. Forte Terenzio che….lo sa?
E’ stato quando Fabio ha capito che il gioco si è rovesciato, quando ha capito proprio quello che il Sestini non aveva capito, che ha vinto. Così Fabio si è giocato la carta della realtà: internet esiste non lo puoi spegnere, il blogging non lo spegni. Neanche tu Terenzio ce la fai.
E’ così che Fabio ha vinto la sua sfida, ha messo tutto dentro un plico, tanta carta, poi l’audizione e la lettera successiva che l’Ordine gli ha mandato diceva “…..archiviare il procedimento nei confronti di Fabio Notabili non sussistendo elementi di fatto e di diritto per l’apertura di un procedimento disciplinare a suo carico…..”
Già perché “il blog in esame non è registrato come testata giornalistica e non è neppure uno strumento di vera e propria informazione, essendo piuttosto una bacheca personale di discussione su argomenti personali e attinenti il mondo del vino”. Non sarà di un tribunale ma la sentenza è storica; gli hanno anche detto che “ha operato in piena trasparenza e…..” e via così in una sequenza di lazzi che un buon giornalista d’epoca indicherebbe con termine “tripudio”.
Forte Fabio che ha preso per mano la sua delusione di giornalista e ne ha fatto un caso giornalistico, forte Fabio che ha fatto dire al suo Ordine che il blog è libero di essere onesto. Forte Fabio per come ha creduto nel suo lavoro. Terenzio? Bravo bischero.

Signor giudice noi siamo quel che siamo
Ma l'ala di un gabbiano può far volar lontano
Signor giudice qui il tempo scorre piano
Ma noi che l'adoriamo col tempo ci giochiamo
(Roberto Vecchioni)
.

mercoledì 20 ottobre 2010

AMLIN ERC CUP OVVERO LE BATOSTE EUROPEE DEL RUGBY ITALIANO: UNA PARTECIPAZIONE DA RIPENSARE


Ho fatto silenzio sul rugby ultimamente, mi sono messo a guardare, a cercare di capire le nuove impostazioni come andavano, cosa generavano.Tutto nuovo quest’anno per la Celtic League della bella Benetton Treviso e degli Aironi che però non volano proprio.
Tutto vecchio ed alla vecchia per il “nuovo” Campionato Eccellenza che l’unica differenza da quello dello scorso anno ce l’ha nel nome, non si chiama più Super 10 e credo, visti i risultati, sia solo per motivi scaramantici.
Occhi puntati proprio su questa Eccellenza, questo campionato piccolo piccolo ma anche un po’ vero che però ha abbassato in maniera sensibile l’asticella della qualità tecnica e dello spettacolo.
Le nostre squadre di Eccellenza dopo il ridimensionamento soprattutto economico ed il passaggio di fatto al semi-professionismo (o al semi-dilettantismo dipende da che punto si guarda…), hanno anche cominciato il loro viaggio nella coppa europea Amlin Challenge Cup. Ah che dolore !!!
Per continuare a leggere questo post clicca su Continua.
.

Petrarca, Crociati, Rovigo e Cavalieri Prato hanno giocato tutti le prime due partite contro le squadre europee del loro girone rimediando, complessivamente negli otto incontri che hanno disputato, una di quelle batoste che devono far riflettere.
Non inganni il fatto che Prato sia riuscita a vincere una partita, il problema non sono le sette sconfitte ma come sono maturate.
Ben 90 punti complessivamente fatti dalle italiane e 369 subiti, 6 mete fatte e 51 subite, il tutto in due soli turni di campionato europeo. Punto e basta ed è inutile far finta di non vedere.
Non ha senso così, non ha senso catapultare quattro squadre di volonterosi semi-prof, spesso anche meno, a farsi dare potenti scoppole da titolati teams inglesi e francesi; non ha senso collezionare sconfitte del tipo 56 a 9 (il Petrarca perde dai Sale Sharks) o 90 a 7 (il Rovigo si inchina davanti a Gloucester Rugby) solo per dire “ci siamo anche noi”.
Sappiamo tutti che il problema dei club italiani è la pecunia ed anche quella che rilascia la Amlin Cup fa comodo, la cosa non si può biasimare in nessun modo ma così non si fa il bene del rugby.
Piazze ex-prestigiose come Padova e Rovigo collezionano da anni sconfitte memorabili facendo dimenticare tutto d’un botto avventure di altri tempi con i mitici “quindici” del rugby italiano: della Colonna, del Presidente o Dogi che fossero.
Questa partecipazione va ripensata, è indegna e disonorevole ma le società sportive italiane non ne sono in nessun modo colpevoli.
A queste ultime servono i soldi (ahi ahi) ed al movimento del rugby un minimo di protagonismo sportivo sulla piazza europea, bisogna trovare un punto di incontro.
Sono le franchige locali stile irlandese la soluzione? Potrebbe essere una via da valutare, bisogna cominciare a discuterne, un intervento va fatto. Subito.
.

domenica 17 ottobre 2010

PRA' AMARONE DOC 2006. DIVAGAZIONI SU UN TEMA


Quando io ed il Massimo ci si trova onoriamo la nostra comune appartenenza al Terroir Amarone, sospirata o disconosciuta che sia, intavolando una bottiglia di tal fattezza.
Dopo diverse esperienze, comuni e no, ci vien facile dire che quando ti cimenti in Amarone e scavi in cantine mai esplorate o nuove esperienze è più facile trovare il vino “incompreso”, che qualcun altro chiamerebbe la “fetecchia” ma noi non ci abbassiamo a tanto gergo, piuttosto che la cosa favolosa e sconosciuta ovvero la rivelazione. Fra milioni, milioni e poi milioni di bottiglie di questo raro vino è facilissimo possa accadere.
Prà è una grande cantina, la sede di Monteforte d’Alpone rilascia ottimo Soave ma, con il cavallo in etichetta che trascina pesante carretto, c’è anche un “ Amarone della Valpolicella Doc e, nello specifico i 16,5 gradi alcolici di questo 2006. Ci siamo già capiti.
Per continuare a leggere questo post clicca su Continua
.

Vediamo un po’ come ci è andata.
Colore non pesante, divagazioni sul tema del rosso scuro, unghia bassa e leggera.
Un naso decisamente alcolico ma gradevole al quale non sopravvive però il tema dell’appassimento, rimane una giovane ciliegina di profumo che ci evidenzia che c’è l’intenzione ed anche qualcosa di più.
Assaggio che tradisce tutta la sua gioventù, permane il passaggio di alcol per un Amarone della stirpe dei fluenti e leggiadri, leggerezza in assaggio quindi ma anche una certa decisione in ingresso con “stroncatura finale da tannino anche positiva se si vuole” (Massimo).
Non c’è la nota dolce e nel tempo non perde le note alcoliche al naso, non guadagna profumi rilasciando le note di una canzone “cosa sara?”
Un vino impostato per essere un Amarone.
La moltiplicazione delle bottiglie, il Consorzio le conta a milioni e ne abbiamo recentemente già parlato qui, lascia più spazio alla libera interpretazione
(disciplinare rispettato naturalmente!!) dell’Amarone piuttosto che alla sua ispirazione più o meno originale .
Ci sono tanti modi di mandare per scaffali in giro per il mondo bottiglie di Amarone c’è il metodo degli Artisti, elitario e non condivisibile, c’è la “libera intepretazione” e poi ce n’è un altro. Indovinate per chi facciamo il tifo io e Massimo ?

domenica 10 ottobre 2010

AIOLA & FRIENDS: FATTORIA AIOLA CHIANTI CLASSICO RISERVA 2005 DOCG (GRAZIE DAVID)

Mi è sempre piaciuta la passionalità del David, da quando bevevo il caffè al suo Bar in piazza a Gavinana (questa è però una storia a parte) fino ad ora che vive nella sua enoteca l’ultima ingegnosa avventura della famiglia Magrini. Era da tempo che volevo salutare la congrega del Vinaio, Fabio Lorella ed il David appunto. Forza Viola!
Tempo fa entro nella loro enoteca ed è il David che mi viene incontro “ma l’hai mai sentito codesto costì?” mi giro sullo scaffale c’è Fattoria Aiola in evidenza., io penso “Guarda li, il chianti del Senatore Malagodi!”.
David continua “questo me lo vo a pigliare io….. è da sentire bada
Due chiacchiere sul nostro comune amore, la Fiorentina, e mi porto via l’Aiola.
C’è tanta gente di oggi e di ieri in questa storia ma quando togli il tappo il vero protagonista diventa Fattoria Aiola Chianti Classico DOCG Riserva 2005.

Per continuare a leggere questo post clicca su Continua.
.

L’Aiola era un bel castello a protezione di Siena, circa cinquecento anni fa i fiorentini se lo bruciano in nome della guerra atavica Firenze-Siena che va in onda anche ora sotto forma di antipatia congenita. Nel novecento entra in campo la famiglia Malagodi ed il Senatore in persona che ne fanno una fattoria modello, i suoi discendenti ancora oggi ci regalano perle di saggezza sotto forma di Chianti Classico ed altri Cru.
Io mi sono appunto gigioneggiato con il loro Chianti Riserva.
Tredici gradi alcolici di vera morbidezza per questo 90% di Sangiovese e 10% di Canaiolo che, per ottenere il titolo di “riserva” appunto, si trattiene due anni in botte di rovere, poi si lascia affinare in bottiglia ed infine arriva in tavola. Anche la mia.

Rubino intenso il colore con ampi e brillanti riflessi viola anticato, note di fiori garbate ma persistenti al naso con un tocco finale di legno ancora bagnato però. Forse dovevo tenerlo ancora in cantina un “cincinino” di più??. Assaggiamolo.
Ingresso armonioso, gentile, un piacevole ritorno di fiore senza immediata carica tanninica, cosa che arriva solo più avanti svelandosi un chianti solo leggermente allappante. Qualche nota di ribes, il legno ritorna sul tocco lontano al palato di acidità. Un vino tutt’altro che “duro” ma comunque un po’ chiuso per un vino che mi suggerisce l’aggettivazione “saporito”.
E’ la armonia di questo assaggio che rendono la Riserva 2005 dell’Aiola una bella esperienza,per questo io adesso devo trovare la Riserva 2004 !
Dalla diatriba brucia-castelli firenze-siena alla storia del grande pensatore e segretario liberale italiano Malagodi fino alla enoteca del Magrini, se ci guardi dentro l’Italia è sempre una storia bellissima ed ogni fiasco di vino ne ha sempre una da raccontare.
Fatevi raccontare una storia, fate un salto all’Aiola.


Ci sono anche coloro che si decorano del nome di liberali...ma che liberali veramente non sono, perchè sono degli egoisti: sono liberali per se e per pochi amici e non capiscono la libertà della massa"
( Sen Giovanni Francesco Malagodi)