Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

lunedì 27 giugno 2011

SARTARELLI ED IL VERDICCHIO DOC 2009. CLASSICO.

Non è facile entrare in una enoteca del nord italia di medie dimensioni e trovarci ben tre brand di verdicchio uno in fila all'altro. Il verdicchio non ha "un nome", è un vino talmente tanto friendly là dove lo fanno da averlo reso poco "speciale" fuori dai suoi confini tipici. Ho chiesto bianco , ho chiesto verdicchio, l'enotecaio ha guardato le tre scelte che aveva sotto il naso e mi ha dato Sartarelli, chissà che calcoli si è fatto per scegliermi la bottiglia ma va bene così.
E' grazie a questo elaborato e tortuoso percorso di ricerca che oggi mi trovo a parlarvi di Sartarelli Classico Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC 2009.
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Il verdicchio ha una storia curiosa, forse sarebbe meglio parlare di ipotesi di storia, rimane curioso il fatto che così si parli di questa specialità marchigiana. In più testi infatti è citata la analogia riscontrata su questo vitigno con il Trebbiano di Soave. La cosa ha fatto supporre a molti che il verdicchio non sia altro che una importazione di vitigno realizzata da popolazioni sopraggiunte nelle Marche dal Veneto nel quattrocento a seguito di una tremenda epidemia.
Sartarelli invece è azienda nata negli anni settanta, si trova a Poggio San Marcello, copre sessanta ettari di cui una parte ad oliveti, così come si fa nella bella terra delle Marche.
Ho messo sotto il naso il loro 100% Verdicchio prima di tutto per smentire coloro per i quali l'estate chiamerebbe solo bianchi senza spessore e un po' malaticci di grado alcolico e poi per cominciare a dare il giusto spazio a questo territorio così bello e un po' dimenticato sul piano della critica vitivinicola.
Bello il colore di questo verdicchio, giallo cupo con riflessi smaccatamente verdini, un vino che ti guarda con una intensità inusuale. Grado alcolico a livello "13", al naso però niente di lui, solo pesca in solenne evidenza e fiori bianchi in genere con un finale leggermente affumicato.
All'assaggio è pieno e di buon corpo, ampia sapidità e ritorno floreale; prima di lasciarsi ad una chiusura non veloce e asciutta questo verdicchio mette in evidenza un passaggio pesantino di amarognolo, un po' sgraziato in questa fase, chiude bene però. Piacevole.
Mi ci devo impicciare di più con le Marche


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venerdì 24 giugno 2011

MONICA PISCIELLA DI WINEUP SULLA TRASPARENZA E SULL'APPELLO DI FILIPPO RONCO

La questione "Filippo Ronco e la trasparenza in rete" ha avuto strascichi anche polemici non tanto sulla riflessione generale ma sul fatto specifico per cui è nata : #barbera2. Stefano Il Nero non di questo si è occupato ne si occupa.
Monica Pisciella di Wineup ha però realizzato sotto il mio post originario un lungo commento relativo allo specifico fatto di #barbera2.  Per la sua lunghezza e per  la vastità dei contenuti espressi da Monica mi pare opportuno, in via straordinaria,  riportare integralmente a mo' di post questo commento lasciando a voi, se vorrete, le osservazioni.  Un salutone  -  Stefano Il Nero -

Ciao Stefano,
Sono Monica Pisciella, in rete più conosciuta come Wineup, vivo a Torino e sono un consulente di marketing e comunicazione.  Insieme a Gianluca Morino, produttore di barbera proprietario di Cascina Garitina, oltre che sponsor ed ideatore di #barbera2, (e ad altri) sono anche una di quelli su cui è appena stata tirata una spolverata di .....addosso nel post di Filippo Ronco che tu citi in questo post.
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Sono stata anch'io una blogger del vino. Dico sono stata, nonostante il mio blog Wineup  sia tuttora attivo, poiché causa impegni di lavoro riesco a seguirlo sempre meno e sicuramente non come vorrei. Ricordo molto bene però quale fosse l'etica del blogger a cui mi sono sempre ispirata e di cui peraltro ho anche scritto molto tempo fa in questo articolo dove ben più di un anno fa mettevo in luce, con le parole di Robert Parker jr, la necessità che il blogger fosse uno scrittore coscienzioso, che facesse ricerca e testimoniasse la propria opinione solo dopo essersi adeguatamente informato. “Le persone” , disse Robert Parker jr, “vogliono commenti personali, ma anche equità, equilibrio ed informazioni accurate”.
La stessa etica che mi accompagna peraltro in ogni cosa che faccio
Non nascondo quindi un certo stupore nel notare che chi oggi si pone nel ruolo di moderatore (peraltro non presente a #barbera2) e porta in piazza tutto questo fango non abbia prima interpellato tutti i diretti interessati al fine di verificare se fossero d'accordo a parlarne pubblicamente, e che prima di scrivere non abbia proceduto ad ascoltare senza pregiudizio entrambe le campane, e non solo quella amica, prima di procedere ad un processo sommario.
È un po' triste vedere che quando si cerca di fare qualcosa di diverso, ma soprattutto di dare vero potere alle persone che non fanno parte del solito giro dei wine bloggers, succede tutto questo putiferio. È un fatto che da tempo si parla in rete di degustazioni dal basso, ma forse mai nessuno si è chiesto chi vi prenda parte. Se da un lato, infatti, è necessario che ci sia una componente di “esperti” in grado di valorizzare le caratteristiche dei principali vitigni, dall'altro mi chiedo come sia possibile che ci siano sempre E SOLO le stesse persone, oppure nuovi adepti ma sempre amici degli amici.
Questo sistema a mio parere non è sano, né per il mondo dei blogger né per il mondo del vino, poiché dà origine a gruppi chiusi che si sentono depositari delle regole e della verità e ad un mondo del vino in balia del giudizio e delle simpatie personali di poche persone.
E questo è anche il nodo della questione #barbera2 a mio parere.
Al di là delle opinioni personali, è un fatto che il risultato professionale di #barbera2 è stato indubbio, inattaccabile, e sotto gli occhi di tutti. Come ogni volta che qualche cosa turba un equilibrio preesistente ed è inattaccabile dal punto di vista professionale, anche questa volta naturalmente si è passati al subdolo attacco personale. Devo dire che a mio parere, con il tempo, questo di solito si ritorce contro chi lo fa, anche perché a volte è fin troppo facile osservare che proprio chi accusa con le parole, nei fatti si rende egli stesso per primo colpevole di ciò di cui accusa gli altri.
Nessuno di voi si è chiesto finora come mai queste accuse a #barbera2 vengano proprio da chi ha organizzato #barbera1?
Il tempo dirà chi spettegola, chi scredita, chi fa avvertimenti più o meno espliciti; dirò di più, a mio parere il tempo dirà anche chi usa lo strumento del blog in modo corretto e chi in modo strumentale a ripicche e vendette personali, chi usa Twitter come strumento di comunicazione e chi come mezzo per isolare o coinvolgere le persone in finti rapporti, che a ben guardarli altro non sono a volte se non piccoli e anche abbastanza puerili giochi di potere.
Ho trovato un punto particolarmente interessante nel tuo post, quello in cui parli dei ruoli.
A mio parere l'appassionato ed il professionista hanno ruoli ben diversi e separati. Sicuramente renderebbe tutto più semplice se ci fosse trasparenza e coerenza prima di tutto tra ciò che uno è ciò che uno vorrebbe essere
. Nella vita credo sia necessario e fondamentale scegliere chi e cosa si vuole essere e poi però mettersi davvero a lavorare e a fare per diventarlo.
Con questo non dico affatto che un appassionato non possa un giorno trasformarsi in un professionista, poiché è esattamente il percorso che ho fatto anch'io, dopo la laurea in economia con una tesi in marketing del vino. Perché questo mondo mi appassionava e parecchio. Dopo lo studio mi è toccato un lungo periodo di gavetta, in cui ho imparato molto. Non mi sono mai lamentata e non sono mai stata invidiosa, non ho soprattutto mai sparato sugli altri, anzi ho sempre cercato di lavorare sodo, senza risparmiarmi, usando anche la notte e le vacanze, e di imparare da chi ne sapesse più di me. Ma questa strada è faticosa, quanti sono disposti ed hanno voglia di percorrerla?
E se da un lato è un fatto che molto spesso l'appassionato accusi il professionista di essere un markettaro, sottoponendolo così a giudizio come se non si potesse essere appassionati e professionisti insieme, è altresì vero che purtroppo l’appassionato, finché non decide egli stesso di dedicare tutte le proprie energie e le proprie risorse prima a prepararsi e poi a diventare un professionista, resterà pur sempre uno che vorrebbe forse fare tante cose ma che purtroppo talvolta non ne è nelle condizioni, vuoi per motivi di tempo (se fa un altro lavoro è ovvio che si può dedicare al vino solo parzialmente) e a volte anche per mancanza di competenze ed esperienza nel fare o nel gestire o nel pianificare attività complesse. E questo non è certo colpa dei professionisti.
Oppure si sceglie di essere appassionati e basta, che credo sia la condizione in cui si gode maggiormente della dimensione ludica e giocosa del vino e del cibo. E allora la si vive con serenità, come vedo fare dai blogger, e sono tanti, che non sentono il bisogno di prendersi troppo sul serio.

Grazie Stefano per lo spazio che mi hai dedicato.

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lunedì 20 giugno 2011

FILIPPO RONCO E LA TRASPARENZA NEL WINE WORLD WEB.

Ed infine la montagna invece di accontentarsi del topolino venne giù a valanghetta e si tirò dietro un bel giro di polvere e rabbia, delusione e carica emotiva, grinta e sincerità, tutto misto ad una sana voglia di ripartire. Filippo Ronco, l'uomo di Vinix, l'uomo di  "scioltezza ragazzi, che la vita è breve"  ha sonoramente sbottato.
Un post da incorniciare il suo, apparso sul suo Vinix, titolo emblematico "Le parole che non ti ho detto", nato da una vicissitudine di cui poco importa e di cui parla lui stesso marginalmente ma che gli serve per dire a tutti, per urlare sommessamente (non fosse sommesso sarebbe cosa mia e non sua) che il wine web world non è trasparente. Eccolo il Filippo da battaglia "Sono sempre le persone a far casini. Son cose sotto traccia, lunghe, in combustione da tempo. E' colpa della nostra mancanza di trasparenza".
Il mondo per un attimo non è più rosa, la rete festante gioiosa, allegra, spensierata e giovane diventa per un attimo, se non proprio un ricettacolo di ipocrisia, un posticino dove la doppiezza è di casa. Si potrebbe parlare di scoperta dell'acqua calda ma, considerato l'autore del suddetto post e sopratutto il vero dispiacere che gli sarà costato dover scrivere così, è giusto portare rispetto.
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ll Filippo non le manda a dire e, se qualcuno ancora non avesse capito cosa vuol dire, prende a calci la sintesi e scrive: "E' sotto gli occhi di tutti che spesso in rete si tende molto democristianamente, per opportunismo o altre motivazioni, a mantenere buoni rapporti con tizio e caio, anche se li si è visti una volta per sbaglio, facendo i simpatici, rilanciando alle battute, sostenendo idee e progetti altrui magari con la speranza di avere qualcosa in cambio ".
In pratica il Ronco dice trattarsi di falso ideologico fatto strumento di relazioni personali ovvero quanto di più aberrante si possa dire di una "comunità", tanto più se gioviale e moderna, innovativa e "vicina" come qualcuno sostiene sarebbe quella degli internauti del vino.
Il Filippo Ronco però non la chiude così e, prima di alzare al cielo un rassicurante calumet della pace, insiste:"Questo è quello che incrina le relazioni nella rete. La mancanza di trasparenza. Perché prima o poi un rapporto finto emerge in tutta la sua dirompente inconsistenza". Già.
Perchè io rilancio questo post di Vinix? Perchè credo sia tutto vero, credo che Filippo Ronco abbia detto cosa sana e giusta e poco importa se non cambierà nulla o poco, è bello sapere che questo pezzo rimarrà li, scolpito su Vinix, a disposizione di tutti. E' bello che lo abbia scritto anche perchè è  un po' come il "tanaliberatutti" di quando si giocava a nascondino.
Certo è vero io rilancio il post di Vinix anche perchè  rende giustizia a molti post controcorrente di questo blog (e non solo) scoperchiando in un colpo solo tanti post autoreferenziali o debordanti di complimenti incrociati che arredano il wine web world da molto tempo ormai.
Tutto bene Filippo ma una confusione la continui a fare, la confusione dei ruoli che c'è nella rete: produttori e marketing man, giornalisti e consumatori, sommeliers ed enologi, tutti uguali e tutti amici. La rete appiattisce e silenzia la realtà, il vero motivo per cui uno è li.
Così alla fine il tuo " Allontanatevi da chi non rispettate e seguite chi amate" è troppo,  specialmente per certuni, perchè ai mercanti non si chiede la sincerità, ai mercanti si chiede solo merce buona
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giovedì 16 giugno 2011

SANGIOVESE, ROMAGNA E SOTTOZONE. FATTORIA DEL MONTICINO, ROSSO DI IMOLA

La questione sangiovese, di romagna intendo, non è abbastanza dibattuta. Ultimamente noto qualche inciso di Claudia sulla rete che cerca di stimolare attività di tipo "unitario", una visione d'insieme sul prodotto, fino a proporre alla rete la sfida "trova un testimonial per il sangiovese di romagna".
A questo sangiovese, chi legge qui già lo sa, io mi ci sono appassionato ed ogni tanto mi esce una bottiglia, spesso ritrovata direttamente sul territorio, che rincicciona le pagine di questo blog.
La Fattoria del Monticino Rosso sta sotto Imola, esattamente vicino a Dozza, ha due poderi, quello del "Monticino Rosso" fa parte dei 15 ettari a vigneto sui quali il fattore si diletta con buona parte della varietà locale: Albana, Trebbiano, Pignoletto, Sauvignon e Sangiovese appunto.
E' passato all'assaggio dal Monticino Rosso il Sangiovese di Romagna Superiore DOC 2009.
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Tredici gradi alcolici ed un po' si notano anche se non al naso e questo è già un buon inizio, almeno per me. Colore viola, molto viola, decisamente viola, riflessi di grande brillantezza.
Già al naso subito molto corposo, vinoso, sensazione di calore, fiori tipici con profumazione carica, scevra da eleganza.
Assaggio con bevuta ampia ma non esagerata, corposa ma non troppo , pungente, palato solo leggermente coricato da tannino, tondo , grossolanamente gioviale. Una gradevole punta di acidità sul finale prima di notare la sua leggera persistenza.
Un buon sangiovese, meno "romagnolo" di altri forse ha sfruttato fino il fondo il disciplinare e la sua proporzione "85% sangiovese e 15% altre da bacca rossa della zona", alla fine anche questo è un vino ben caratteristico, impostazione buona.
La storia della "difesa" dei prodotti vitivinicoli di Romagna, al centro ovviamente il suo sangiovese, inizia all'inizio degli anni sessanta e, per quel che ne so io, ha per epicentro Faenza: è inizialmente anche una questione politica, è la ricerca di una denominazione comune della difesa dei prodotti di un intero territorio.
I giorni nostri invece figliano parcellizzazioni e suddivisioni, come la questione delle sottozone: Predappio, Bertinoro, Faenza, Imola, Alto riminese. Tanto per rendere tutto realmente più difficile forse alcuni auspicano le sottosottosotto-zone e magari la DOC per ogni singola cantina così non se e parla più: secessione sia.
Il Sangiovese di Romagna è un vino che ha bisogno di aria, soffoca circondato com'è dalla nomea del suo cuginetto toscano e dalla immagine di Romagnaugualemaresolediscoteca  che quasi mai riporta gli ottimi prodotti della terra e la incantevole determinazione paesaggistica delle sue colline.
Il Sangiovese di Romagna ha bisogno di aprirsi al mondo, guardare alla promozione ed alla rete internet, guardare alla esportazione e non solo al consumo
 locale, guardare molto più avanti, più avanti ......più avanti anche del chianti.  Ecco che l'ho detta!!!
Amici di Romagna datevi una scossa e la prossima commissione invece che sulle sottozone fatela sulla scelta del testimonial, ha ragione Claudia.
Grazie comunque al Monticino, sottozona di Imola, per l'assaggio e la compagnia a tavola ed anche per avermi dato modo di parlare ancora del sangiovese di Romagna, sottozona del mondo.
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giovedì 9 giugno 2011

NIPOZZANO CHIANTI RISERVA 2006 DOCG: BELLA COSA DI VIOLA E VANIGLIA

Il Consorzio Chianti della Rufina è elemento giovane del panorama consorziale toscano, non sono ancora tre anni infatti che il suddetto ha ottenuto l’incarico da parte del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali a "svolgere funzioni di tutela, di valorizzazione e di cura generale degli interessi connessi alla sottozona del vino Docg Chianti Rufina”, altra denominazione nel mare della Toscana divisa fra castelli, contadi, borghi, borghetti, consorzi e consorzietti tutti rigidamente l'un contro l'altro armati.
Per parlare di Rufina oggi ci si affida al Marchese di Frescobaldi, ci si intrufola fra i 600 ettari della Tenuta di Nipozzano e l'assaggio si dedica al suo Chianti Riserva 2006 DOCG.
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Questa bottiglia mi era arrivata la prima volta in tavola a casa di amici , piaciuta e svelatomi il segreto dell'acquisto da parte dell'ospite, me la sono procurata, cercato l'abbinamento adatto (carne rossa su griglia) e finalmente stappata.
I gradi alcolvolumetrici della Riserva Nipozzano 2006 sono ragguardevolmente a tredici virgola cinque ma non se ne avverte in nessuna fase della sua degustazione un fastidio e tanto meno si nota presenzialismo alcolico, buon segno.
Colore scurogonolo, vinaccia violacea, riflessi intensi. Sensazioni olfattive ampie di fiori, viola in piena evidenza con sentori ancora giovani, subito a seguire il dolce della vaniglia confusa in una leggera sfumatura di amarena, tocco di legnosità finale. Una bella esposizione al naso che ti invoglia a sentire e ritornarci ancora su.
Al palato è veloce, di beva non corposa, forse anche troppo scivoloso. Bassa incidenza del tannino, è un bene o  un male ? Cosa va di moda adesso? Scherzi a parte a me così piace, un tocco in più e non era Rufina.
Nel complesso l'assaggio ha decretato buona gradevolezza ed ampia riconoscibilità nella sua denominazione, una cosa quindi da prendere in buona considerazione.
Questo Nipozzano è un 90% sangiovese ed un 10% ,altre uve locali (Malvasia nera, Colorino, Merlot, Cabernet Sauvignon), che è stato affinato per 24 mesi in barriques e 3 mesi in bottiglia.
Volete sapere il segreto del mio amico ? Lo aveva acquistato in GDO.
I soci del Consorzio Chianti Rufina non so se arrivano a venti, Nipozzano del Frescobaldi è ok, avanti un altro e buon chianti a tutti voi.


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