Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
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Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

martedì 5 maggio 2009

RUGBY & POTERE : OVER THE TOP

Cari amici del mondo ovale ci siamo, adesso si i giorni sono contati. Catrastrofica previsione? Irrazionali rinunce alla razionalità? Tranquilli, niente di questo, solo constatazione.
Il mondo del rugby attraversa un momento molto delicato, la nazionale si è recentemente schiantata e, soprattutto, con lei si sono schiantate tutte le giovanili, il campionato, la Lega ecc, insomma si sono dissolte una serie di teorie dell’attuale vertice della preposta Federazione (FIR) su come si organizza e si fa crescere un movimento sportivo.
Si aspettavano i correttivi che, come in tutte le storie e vicissitudini di organizzazioni complesse e non solo sportive, rappresentano un indirizzo su come “se ne esce fuori”, prima ancora che una vera soluzione per il quale ci sono tempi sempre un po’ più lunghi.
Decisioni di questo tipo sono segnali che le organizzazioni (sportive e non) danno per definire lo start up di una nuova strategia, aprire un porta al futuro, ri-guadagnare la fiducia degli altri e la propria, attuare una ripartenza, si una ripartenza, questo è il termine esatto.
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Dondi (Presidente della FIR) aveva già annunciato profondi cambiamenti nello staff azzurro dopo il Sei Nazioni e soprattutto pareva davvero costretto (intenzionato ?? mha !!) a ridefinire i contorni di tutta la organizzazione FIR per dare nuovo slancio al movimento.
La notizia, come capita spesso qui per scelta del blogger, non è nuova: la FIR infatti ha sentenziato che non cambi assolutamente nulla.
Mallet, il ct della nazionale, resta al suo posto e così tutti i collaboratori FIR, niente incarichi speciali a nuove figure, nessuna apertura al dibattito sul futuro del movimento. Non disturbate il manovratore sembra dire l’aria plumbea da dirigismo che pare alimentare le scelte del vertice della palla ovale.
La cosa interessante è come operativamente ed in che clima si è arrivati a queste “non scelte” che danno una “non notizia” e presentano un “non futuro” meritandosi titoli “non razionali”.
La tendenza a procrastinare ogni attività è chiaramente, in questo caso, una scelta “politica” dove per definire la parola politica dobbiamo ricorrere al vocabolario : teoria e pratica che hanno per oggetto l'organizzazione e il governo…… .
Non mi dilungo sui termini specifici della cosa e specialmente sulla questione Mallet per la quale potete leggere l’ottimo “Rugby 1823"qui
La politica quindi al di sopra del movimento sportivo, la “ragion del potere” sopra le necessità immediate di una organizzazione che è solo un movimento di associati che fanno quello sport e non è una industria….a meno che qualcuno non pensi che lo debba assolutamente diventare.
La “politica”, elemento indispensabile di ogni movimento sportivo, ha qui preso il sopravvento sul fattore sportivo: il vertice del rugby ha perso di vista il vero obiettivo, ha perso di vista il rugby.
Ho sentito un membro del Consiglio Federale, che forse qualcuno vorrebbe appunto diventasse un Consiglio di Amministrazione, ripetere in imbarazzante successione durante una sua breve “confessione” che lui nulla può fare, che non è determinante, e via così. Io ho pensato, oltre al fatto che se quello è il suo ruolo meglio una gita al Lago di Garda o sulle Dolomiti durante i giorni di Consiglio FIR, che forse il potere politico non solo è dominante ma è sovrastante nella organizzazione della palla ovale.
Ecco perché dicevo che i giorni sono contati, quando in una struttura il potere politico prende così pesantemente il sopravvento, quando non riconosce più se stesso e la mission originaria, quando si dimentica addirittura che di sport stiamo parlando e non di Bond ( anche se argentini ) o di operazioni di venture capital, bhe allora siamo alle porte di un grande cambiamento.
L’unica cosa da fare è capire dove va questo cambiamento e, se distruttivo, provare a dargli un duro cambio di direzione prima che sia il deserto.
Nel nome dello sport, pensando ai nostri ragazzi e alla tradizione del rugby italiano.
Niente altro, perché il rugby è così.
Cosa ne dice Consigliere ? Ci prova? Ce la fa?

3 commenti:

  1. Chi è il Consigliere FIR ?

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  2. Ciao, sento parlare solo di professionismo, di necessità urgente di non perdere il treno delle palanche. Io tutte le domeniche vedo i bambini del minirugby, li conto e sono 1000, e mi chiedo perchè rincorrere quel treno sul quale salirà solo un bambino di quei 1000. In compagnia del "board" e del "controboard" che mi pare di capire che sia molto allettato di suo dal professionismo e dal vortice di denari che dovrebbe produrre.
    Max (Minirugby.it)

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