Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

lunedì 30 marzo 2009

VINITALY : LE GUIDE DEI BLOGGER


Il 2 aprile inizia il Vinitaly 2009, andateci che è cosa stupenda ma fatevi guidare da chi sa come lo si frequenta; farlo vi eviterà nausee, giramenti di testa e di scatole. Fatevi guidare or dunque ed affidatevi ai consigli del mondo blog, sono consigli frutto di esperienze di vita vissuta fra un calice e l'altro (hic ??), spesso, ma non sempre, senza lo sponsor appiccicato sulla camicia.
Dal mondo del "nuovo" Dissapore potete ricavare LOST IN VINITALY: UNA GUIDA PER L'USO, Vino24 è anche lui molto tecnico, vi propone VINITALY 2009, INFORMAZIONI UTILI. Simpatica e pragmatica come d'uso e con un piglio deciso Vino Pigro vi consiglia subito di fare bene atttenzione alla regola n ° 1 del Vinitaly : armarsi di pazienza, quindi fatevi guidare con VINITALY 2009 COME ENTRARE (E SOPRATTUTTO COME USCIRE).
Un produttore , Poggioargentiera, vi indica la sua SURVIVING VINITALY L'ENNESIMA GUIDA.
La guida più linkata in assoluto però è di Aristide VINITALY MANUALE DI SOPRAVVIVENZA 4.0 il quale non contento ci ricorda anche le manifestazioni laterali VINNATUR E VINOVINOVINO I SATELLITI NATURALI DI VINITALY .
Buon Vinitaly.


venerdì 27 marzo 2009

VINITALY & RUGBY: IL VENETO E' COSI'

Mettere insieme vino & rugby nel blog è stato una "esigenza di copione", gli accessori della vita di Stefano il Nero sono quelli e di quelli si parla, mai avrei pensato si sarebbero incontrati davvero ed anche spesso.
Lo "scoop" fotografico che trovate qui mi è stato passato da un caro amico e grande blogger: grazie Aristide. Lui di vino si si si ma di palla ovale zero zero zero ed allora "guarda qui il tuo rugby dove è finito!!", così mi ha scritto.
A Verona inizia il 2 aprile, e resiste fino al 6, la rassegna più importante d'Italia del mondo del vino, il Vinitaly.
Le foto che vedete sono gli allestimenti esterni del quartiere fieristico in via di realizzazione in questi giorni.
"Veneto Terre de Champions" è il messaggio che parte dal nordest, ma guardate attentamente quale è l'immagine sportiva che rappresenta la terra veneta? L'omino (ehm ehm) in maglia azzurra che vedete a destra sotto la parola "Champions" è il flanker padovano della Nazionale italiana di rugby Mauro Bergamasco. Mauro gioca anche nel club francese dello Stade Francais Paris, quindi perfetta la citazione in francese, di lui abbiamo parlato a lungo qui.
Il rugby è patrimonio del Veneto come il vino, due specialità difficili che hanno in comune valori importanti, questo allestimento è un modo vero di rappresentare tutto il mondo vinicolo veneto, dalla Valpolicella a Valdobbiadene, da Custoza a Conselve, da Breganze a Conegliano, da Soave a Pramaggiore, da Teolo a Gambellara.
Può essere però, soprattutto adesso, un modo assolutamente inaspettato, per far riflettere il mondo del rugby veneto. In questo momento in cui è così fortemente in discussione il futuro del nostro movimento sportivo fra la Celtic League e la crisi di Lega: C'è bisogno che i veneti del rugby si trovino per una volta uniti: Benetton Tv, Carrera Petrarca Pd, FemiCzRovigo, Casinò Venezia dall'alto del Super10 fino a tutte le altre realtà con Verona Vicenza e Belluno, devono sentire che è il momento di portare in campo i valori del nostro sport. Il Veneto deve essere grande laboratorio delle scelte del domani perchè il Veneto è patria del rugby, questa non è una frase ad effetto care Società sportive venete, è una vostra responsabilità. Se vi manca un punto adatto per incontrarvi bhe lo avete trovato: benvenuto al Vinitaly caro Veneto Terre de Champions.

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giovedì 26 marzo 2009

INFERNO VI COLGA !!! VALTELLINA SUPERIORE DOCG

In questo post avevo citato il mondo di Nino Negri ma l'attenzione, poche righe a fine testo, non era di quelle da far invogliare il lettore ad approfondire, cosa che però era nata nello scribacchino.
Serviva l'occasione ed anche la bottiglia giusta; Nino Negri, la Valtellina, Poggiridenti, l'Adda e il ricordo di una foto di una collina ripidissima con vigneti testardamente arrampicati.
Ci puoi arrivare da Brescia via Iseo e su oppure dal lato lungo, io lo chiamo così il lato del Lario, su fino a Colico da Lecco. Posti incantevoli perchè, per la fortuna dell'eno-associato, dove c'è vino c'è beltade: benvenuti in Valtellina.
Forse il suo nome deriva dalla colorazione grigiastra dell'acino o forse per la maturazione autunnale del frutto, comunque sia di Nebbiolo si sta parlando e non da adesso, dal tredicesimo secolo.
Quando si dice Nebbiolo si dice Piemonte, prima o poi faremo un giro anche li, ma per questa volta saliamo un gradino più "in su" ed arrampichiamoci fino ad una varietà DOCG di questo vitigno : il Valtellina Superiore.
Chiavennasca, questo il nome che prende in Valtellina il Nebbiolo, con una semplice aggiunta , al 5%, di pignola e pinot nero, quindi fino a marzo in acciaio, almeno dodici mesi in rovere e tre mesi in bottiglia, ecco allora che il Nino Negri ci dà l'Inferno ed è .....da rimanere senza fiato.
Abbiamo assaggiato un vino complesso ed equilibrato, un gradevole profumo di fiori iniziale ed un palato leggero e poco tanninico, forse mandorla in fine, nel complesso un vino di spessore, un vino "che ha preso sole" ed anche molto armonioso. Una cosa bella davvero.
Cito ValtellinaSapori che ci segnala che i soli 55 ettari destinati alle uve per il nostro Inferno derivano il nome "dalle temperature molto elevate che d’estate si raggiungono nei piccoli terrazzi siti negli anfratti rocciosi; l’uva viene quindi raccolta in una delle più impervie zone del Valtellina Superiore".
Valtellina Superiore Inferno e bitto, provare per credere.


sabato 21 marzo 2009

SEI NAZIONI "MENO MALE CHE E' FINITA..."


Il Sei Nazioni è terminato, nel peggiore dei modi: Italia 8 Francia 50.
La nostra Nazionale non ha mostrato solo limiti tecnici ma anche fisici e caratteriali, il coach Mallet limiti di altro genere dando la colpa della nuova sconfitta a....tutto, incluso il regolamento di gioco, tranne che a se stesso.
La Federazione Rugby, ed il suo Presidente Dondi, hanno perso due volte, la prima perchè la gestione del movimento è palesemente alla frutta la seconda perchè dichiarando Dondi "Meno male che è finita...." in qualsiasi altro paese d'Europa questa dichiarazione sarebbe equivalsa alle dimissioni, in Italia invece equivale ad un rilancio di se stessi. Un vizio italico questo e forse è per questo che non sfondiamo mai nel rugby, chi sta in cima al cucuzzolo, chi comanda il barchino, non è in fino in fondo legato a certi principi che invece fanno grandi in campo e soprattutto fuori tanti nostri ragazzi rugbisti di provincia.
Stop ai commenti, con queste considerazioni chiudiamo sul Sei Nazioni 2009, parleremo altrove di chi lo ha vinto, l'Irlanda, non solo con merito ma anche con commovente fedeltà al gioco ed alla propria bandiera.
Chiudiamo su questa Nazionale italiana con uno stralcio significativo del pezzo scritto da Elia Pagnoni su Il Giornale: "Alla fine l’ammissione più onesta è quella di capitan Parisse che, dopo essersi indignato per i fischi subiti contro l’Irlanda, è rimasto evidentemente sorpreso per gli applausi che nonostante tutto sono stati regalati dal Flaminio alla nazionale, alla fine di un torneo così nefasto: «È incredibile la pazienza che ha il pubblico con questa squadra». Già, come è incredibile la pazienza che accompagna da sempre quella che sta diventando la nazionale più perdente dello sport italiano. Ma il pubblico del rugby, per fortuna, è molto meglio della sua nazionale. E non perde occasione per dare lezione di civiltà, come all’inizio del secondo tempo quando comincia a gridare «fuori, fuori» all’indirizzo di un tifoso che lancia una bottiglietta in campo verso l’arbitro, additandolo a due steward che lo prelevano immediatamente e lo accompagnano all’uscita. La speranza adesso è che «fuori, fuori» non lo gridi anche il Sei Nazioni all’indirizzo di questa povera Italia."

Una altra lezione di stile dal popolo del rugby a.......tutti.

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PROSSIMAMENTE : "PAROLA DI BLOG"


La rete parla, si esprime, discorre spesso di se stessa, della sua capacità, del suo "peso", ma la rete è solo una impressione, una citazione chic, una combinazione a volte per nulla autorevole.
Dietro ogni blog c'è un blogger, una persona che ha deciso di parlare attraverso lo strumento-rete di una sua passione, ha pensato di scolpire a suon di post le proprie impressioni, o magari c'è un professionista che sta comunicando, o molto altro.
Stiamo parlando di persone, in questa attività chiamate blogger, che seguono il vino o il rugby, perchè di questi accessori si occupa Stefano il Nero e di questi si sta parlando, non di filosofia.
Sono le persone l'anima della "rete" (e non il contrario !!) ed è per questo che Stefano il Nero ha chiesto ad alcuni blogger di rispondere ad alcune domande sul presente e sul futuro del mondo del vino (o del rugby) e sul "magico" influsso che li porta in rete.
Prossimamente la rubrica :"PAROLA DI BLOG".

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martedì 17 marzo 2009

ASTA TOSTA MA VINCE IL VINO ITALIANO


Tremiladuecento euro tre bottiglie !! Non è elegante cominciare così ma mentirei pesantemente se non vi confidassi che quella è stata la mia reazione quando ho sentito quanto si è fatto pagare all'asta un terzetto di La Tache del 1942. La datazione sarà stata anche delle migliori (io non c'erò a quell'epoca che ne so!) ma la cifra è...decisamente importante.
Gelardini & Romani Wine Auction si chiama così la prima case d'asta italiana specializzata in vino. Il nome gira più nei salotti dei grandi collezionisti che nelle etiliche serate di degustazione dei soliti blogger scapestrati ma è un pezzo di mondo che fa del vino, al pari dell'oro, un bene rifugio. Non vi soddisfano i tassi di interesse della vostra banca ?? ma allora rifugiatevi in un Monfortino Conterno 1996 RP 98/100 un paio di magnum a 900 euro o in un Chateau Latour, 2000 WS 100/100, RP 98/100 una bottiglia € 540.
Il vostro consulente finanziario vi aveva consigliato Lehman Brothers ma voi avevate detto no? Godetevi il vostro Chateau Lafluer del 1947 Super Collectibles, WS 100/100, RP 100/100 Drink 1992 - 2032 la bottiglia vale € 1.800. (a proposito, che fine ha fatto quel vostro consulente??).
La notizia, trovata qui, scava nell'ultima esibizione della nota casa d'asta dove sono stati aggiudicate bottiglie per un totale di € 143.000 con incrementi su base d'asta del 47% medio.
La classifica finale, stilata grazie alle aggiudicazioni dei super collezionisti, è di grande soddisfazione e lustro per un noto produttore toscano : la Tenuta dell'Ornellaia.
La Tache del 1942 , Corton Charlemagne del 1995 e Sauternes Yquem 1997 si sono dovuti accomodare nelle file posteriori perchè davanti a tutti ha brillato il Massetto Tenuta dell'Ornellaia del 2001
Il grande estimatore che si è portato a casa le 6 bottiglie ha lasciato un assegno di 3.953 euro, ah però: diritti d'asta inclusi.
Trattasi di bene rifugio, poco da assaggiare e molto di cui discutere quindi andate a cercare fra le quotazioni della Gelardini & Romani ed avrete qualche sopresa. Io l'ho fatto e, con mia grande soddisfazione, ho ritrovato un vino caro ad un amico : Sfursat Nino Negri del 1969 Riserva Numerata. Queste si che sono soddisfazioni!! La quotazione di questo vino della Valtellina ? Euro 55,........embhe ??

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venerdì 13 marzo 2009

IL VINO ANALCOLICO: E ALLORA VAI, STAPPA UN ......


Leggendo post e commenti dello Stefano Bonilli nel suo Paperogiallo mi sono ritrovato una notizia nella notizia. La prima me la dava il papero commentando la apertura del nuovo sito L'Espressofood&wine , giunto quindi al click sulla sezione food della celebre testata trovavo la seconda e qui apriti cielo.
"Arriva il vino senza alcol con la ricetta di Ferran Adrià....."
Non ho il piacere di aver mai bevuto nemmeno una aranciata amara con questo signore, mi perdonerà se non riesco a riconoscere il suo nome dal suo cognome e sono intimidito di fronte al fatto di trovarmi a scrivere di fronte a tanta saggezza enogastronomica, sta di fatto che questo signore si è inventato il vino destrutturato, un vino che raggiunge al massimo 0,5 gradi alcolici.
All'inizio fu "cucina destrutturata" e mentre tutti pensavano Ferran trattasse della nuova interposizione in fase di montaggio della cappa antifumo sopra i fornelli ecco la bomba: separiamo il vino da se stesso.
Il procedimento di produzione è "semplice", si dividono a bassa temperatura aromi, alcol e altri componenti, poi si riassembla il tutto senza alcol in barba all'etilometro che ti aspetta alla prossima curva.
Le gandi case di distribuzione si sarebbero già avventate sul "geniale" prodotto realizzato dalla casa Gruppo Matarromera di Valbuena de Duero, prevedendo un grande successo specialmente fra i giovani che da ora in poi non dovranno più nascondere la bottiglia quando escono barcollanti dalla discoteca.
L'invenzione in questione ha il sapore di Cronache Proibizioniste perchè, inutile negarlo, certe "scoperte" hanno origine nell'atteggiamento censorio di molti radical-chic e di altri incorruttibili, tutti disposti a negare un sorso di chardonnay in cambio della beatificazione da parte del benpensante di turno ed in barba alla reale soluzione di problemi come gli incidenti del sabato sera o la devastante solitudine di molti ragazzi di oggi.
Mia nonna, quando si dimenticava di gettare il sale nell'acqua della pasta, con toscana testardaggine all'assaggio della pietanza diceva che era colpa "del sale che un sala" , dite quel che vi pare la nonna avrebbe ragione anche oggi, anche in questa vicenda è il sale che non fa il suo mestiere, ovvero è il cervello che non gira. Chissà oggi cosa direbbe vedesse il vino che non ubriaca.
"La ricetta di Ferran Adrià può segnare la grande svolta", questa pomposa affermazione la lasciamo alla entusiasta redattrice dell'Espresso, a lei lasciamo questa inversione a U sulla strada della ragionevolezza, noi ci teniamo il vino, così com'è, con sana consapevolezza, facendone il giusto uso e non un goccio in più, noi nelle nostre rubriche parliamo di vino. Quello vero.

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martedì 10 marzo 2009

TANTI AUGURI A ME / 2a parte...IL BRINDISI


Il post precedente, laddove si magnifica il compleanno del qui presente blogger, è stato annunciato ad orologeria. Nessuna rivoluzione per il brindisi, dicevo, quindi tanti auguri e.... un bel cin cin con un Recioto della Valpolicella DOC 2001 Amabile degli Angeli Masi. Un bel cin cin davvero. Grazie Valpolicella (Classica eh !).
Masi Agricola, azienda di proprietà della famiglia Boscaini, ama avvicinare il proprio brand ai valori della tradizione veneta: il nostro Recioto questa sera è riuscito ad accompagnarci in questa breve passeggiata fra i sapori della terra scaligera.
Amabile ma non eccessivo, uvettato con ciliegia e ribes in forte evidenza, profumato intensamente di frutta con leggere note di alcol, il Recioto del Masi si è comportato bene lasciandoci la voglia di dire altre due cose di lui.
Il nostro arriva ai suoi 14 gradi attraversando 12 mesi in botti di rovere, seguono almeno 3 mesi in bottiglia, ma da dove viene cotanta "vitignità" ?
Ecco la ricetta : 70% Corvina, 20% Rondinella, 10% Molinara; un giorno parleremo meglio di questi vitigni, mi interessa molto la Molinara, la uva suà, ma per oggi se volete saperne di più allora andate qui.
Un brindisi fruttato di ampia gradevolezza che mi ha fatto ricordare, con deferente invidia, il recente trasferimento in terra di Valpolicella di un amico blogger e le battaglie di una eno-pigra contro i recioto che sembrano amarone e gli amarone che sembrano recioto (soprattutto). Sane storie da Terroir.
Compleanno volato via insieme alle lingue di gatto la cui immersione nel recioto risulta ancora, enogastronomicamente parlando, una ricetta degna di tanta pubblicità quanta ne pretendono quelli del divorzio Gambero-SlowFood.
"Festa" finita e allora la massima di ogni compleanno, come diceva Rossella O'Hara: " Domani è un altro giorno...".Cheers.

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lunedì 9 marzo 2009

TANTI AUGURI A ME / 1a parte


Oggi è il mio compleanno, non quello del blog, quello del blogger. Non amo ricordare questo evento, niente di traumatico sono fatto così, quindi tanto meno festeggiarlo ma un brindisi si, quest'anno quello me lo regalo.Ecco che allora entra in campo uno degli accessori di cui parla il blog... e il blogger.. (questo sdoppiamento di personalità che mi ritrovo addosso mi preoccupa...mha...l'età !). Parliamo di vino.
Quindi con che cosa si brinda ? Se vi aspettate una idea rivoluzionaria allora siete fuori strada, è li pronta da un po' una bottiglia di........ .Quest'anno va così.
Con che cosa si brinda ? Non l'ho detto? Bhe questo è un post ad orologeria, comincia il 9 marzo e finisce il 10...le righe del nove finiscono qui, quelle successive, con la storiella della bottiglia, verranno postate il dieci, quindi per ora "tanti auguri a meee!".

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domenica 8 marzo 2009

CABERNET EUGANEO E RUGBY : BUONA DOMENICA


Oggi la Coppa Italia era di scena al Centro Memo Geremia di Padova, match di cartello che opponeva il Benetton Treviso ed il ruggente Petrarca Padova marcato Carrera. Gradinate colme e giornata di sole propiziatrice. Ottima partita, una partita vera, di quelle che non si vedevano da tempo, alla fine vittoria sul filo dei Neri che festeggiano così la qualificazione alle semifinali in barba proprio ai Leoni trevigiani.
Il Benetton avrà tempo per rifarsi, lo aspetta un Super10 che lo vede molto vicino alla vetta, il Petrarca raccoglie una soddisfazione (finalmente) per merito di tutta la squadra ma soprattutto di un Mercier in grande spolvero.
Si torna a casa, la cosa merita una bottiglia adeguata, questa sera non è tempo di prosecco ma di Colli Euganei.
Guardo fra gli scaffali e...tho chi c'è !! In occasione dei suoi sessant'anni di storia il Petrarca Rugby ha etichettato con i bellissimi Tre Pini un paio di vini provenienti dalle vicine colline e fra questi un rosso, quale migliore occasione?
Il vino "petrarchino" arriva ai fasti del rugby direttamente giù dalla Strada del Vino dei Colli Euganei, è un Cabernet Doc Vendemmia 2006 prodotto dalla Az. Vitiv. Parco del Venda di Vo Euganeo, frazione di Boccon (meglio citare tutto anche in Veneto mica scherzano con il campanile).
L'etichetta ci invita a considerare che il Signor Cabernet che abbiamo stappato si vanta di 13,5 gradi di alcol , il disciplinare dei Colli Euganei non ne chiede più di 11,5 per la versione base e almeno 12,5 per la riserva.
Ci si accorge aver aperto, alla temperatura di servizio 19/20 gradi, un cabernet dal colore forte, un rubino scuro, cupo ed intenso con riflessi granato, un arco stabile ma non così lento in discesa. Profumi fortemente erbacei, apertamente vinoso. Scende nel palato molto veloce, nasconde fra le pieghe del suo buon livello di acidità una senzazione di bassa persistenza solo leggermente allappante. Molto gradevole
Un cabernet di buon livello messo li a dimostrare che nei Colli Euganei sta accadendo qualcosa di importante. Un vino preciso come i calci di questo pomeriggio di Ludovc Mercier, o le inziative di Padrò, Innocenti e capitan Rizzo.
Bene, adesso ci restano due cose da fare: fare spazio nella agenda per il giorno della semifinale a caccia di una Coppa e... programmare qualche giro in più sui Colli Euganei, a caccia di buone cantine. Quest'ultima cosa si è capito non sarà un problema, per la coppa invece... intanto incrociamo le dita (per i calici vedremo).

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martedì 3 marzo 2009

BARCO REALE DOC CARMIGNANO - La Borriana 2006 -


Sarà che la Toscana vive di campanili ma a Carmignano svetta una bandiera che fa invidia a molti: il suo vino si può considerare il primo esempio al mondo di DOCG.
Il Granduca Cosimo III de' Medici è ricordato infatti per parecchie cose sconvenienti , tra l'altro abolì le Calendimaggio e fu autore della scomparsa della sua casata, ma una cosa gli riusci alla grande: nel 1716 elencò per decreto con precisione la modalità delle vendemmie e le delimitazioni delle zone vinicole includendo in esse la precisa denominazione del Carmignano.
Il Rosso di Carmignano è una piccola perla che nasce dai circa 130 ettari di vitigni dislocati nell'omonimo comune ed in parte nel comune di Poggio a Caiano, località situate poco sopra le colline chiantigiane. Le vicissitudini di questo Rosso lo hanno visto fin dagli anni settanta combattere per riavere la propria specificità, riconoscimento ottenuto e poi culminato nel 1990 con la DOCG (la seconda dopo quella del Cosimo però!)
Fra i diversi prodotti della zona vinicola in questione vogliamo però occuparci del fratello minore, un signorino di tutto rispetto che ha avuto la DOC nel 1994: il BARCO REALE DI CARMIGNANO.
Per il Barco è previsto lo stesso uvaggio del Rosso quindi: sangiovese minimo 50%; canaiolo nero fino al 20%; cabernet franc e/o cabernet sauvignon dal 10 al 20%; trebbiano toscano, canaiolo bianco e malvasia da soli o congiuntamente fino al massimo del 10%; altri vitigni pratesi fino ad un massimo del 10% del totale.
Per essere un Barco Reale si pretendono almeno 11 gradi di alcol, 12,5 sono quelli del Rosso Carmignano, che si raggiungono con un solo anno di invecchiamento invece dei due previsti per il già citato illustre parente.
Chiusi i conti con Cosimo & Co. andiamo ad assaggiare il nostro Barco Reale 2006 - Tenuta la Borriana.
Lo assaggiamo con carne rossa, come tradizione vuole; si presenta di un colore rubino intenso con unghia scura e profonda, un arco veloce ed un profumo molto fruttato con qualche tonalità erbacea forse di troppo (quanto cabernet c'è qui?), un punto di alcol in più in evidenza (sono dichiarati ben 13 gradi). Il Barco 2006 della Borriana è un vino vivace e veloce, pulito e senza grandi rotondità, un vino semplice ma tutt'altro che ordinario. Un vino sufficientemente equilibrato che si beve con piacevolezza corrispondendo al motivo per cui lo abbiamo cercato: ascoltare i sapori della Toscana senza impegnarsi troppo in voluttuosità tanniniche e complessità.
Congratulazioni inoltre alla Borriana per la stilisticamente bella etichetta anche se qualche informazione oltre il minimo sindacale l'avremmo letta volentieri, il vino la meritava.
Barco Reale, alla prossima !!

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domenica 1 marzo 2009

BYE BYE MALLET


Sabato si è giocato Italia-Scozia nell'ambito del super torneo Sei Nazioni e la nostra Nazionale le ha prese di santa ragione ancora una volta, una batosta le cui dimensioni leggete qui.
In una partita nella quale la maggior notizia, tanto era certa la sconfitta degli scozzesi, era che l'arbitro è gay (se invece era eterosessuale non se lo filava nessuno, il mondo è sempre più strano) il nostro Nick Mallet , allenatore della nostra Nazionale si è presentato ai microfoni de La7 a fine partita dicendo in sintesi che questo è il livello del nostro rugby, siamo scarsi, più di così i giocatori non sono capaci.
Insomma cari Bergamasco. Parisse, Ongaro, Castrogiovanni, Dellapè, Perugini, Bortolami, Dal Fava, e tutti gli altri della nostra Nazionale che giocate nei migliori club inglesi, irlandesi e francesi in giro per l'Europa, bhe cari: siete delle schiappe.
Non importa se siete gli stessi delle grandi imprese dei primi mesi del 2008 e del 2007 e via indietro , da quando c'è il Nick vi siete rimbolsiti (tanto per non aggettivare con le consuete parti basse maschili). Parola del vostro allenatore.
Insomma è tutta colpa vostra, vecchie cariatidi della palla ovale, ciechi artefici di sfortune altrui, siete delle mezze calzette, o almeno lo siete per lui.
Il vostro allenatore ? Lui fa il massimo, ma che ne può lui di fronte a cotanto mezzo servizio ? Quando è arrivato in Italia eravate dei campioni, ha pure vinto qualcosa con voi, poi voi eh dai ...non si fa così! Birbanti.
A raccontarla così sembra pure vera; come se, da quando c'è il Mallet, il nostro movimento rugbystico fosse indietreggiato; lui forse era convinto di venire ad allenare gli All Blacks o forse noi scemi ci aspettavamo che fosse lui quello che faceva crescere ancora un po' i nostri ragazzi ed il nostro movimento sportivo.
John Kirwan è un grande rugbista neozelandese, ha giocato a lungo ed anche in Italia (a Treviso), fra il 2002 ed il 2005 ha allenato la nostra Nazionale. Durante un periodo non proprio positivo della sua permanenza in Italia mi pare fu lui a ripetere pubblicamente la famosa frase : " Ci sono solo due tipi di allenatore: chi è stato licenziato e chi aspetta di esserlo." Bye Bye Nick Mallet. Buon viaggio.

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