Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

martedì 26 luglio 2011

LUGANA OTTELLA DOC 2010. SINCERITA' E POTENZA.

Lugana: capiamoci sul nome, il decreto del 1967 e le successive modifiche sostanziali del 1998, che istituivano e modificavano questa doc posta a cavallo tra la bresciana del Garda (Desenzano, Lonato, Pozzolengo, Sirmione) e quella veronese (Peschiera del Garda) parla di Trebbiano di Soave come vitigno ed aggiungeva "localmente denominato Trebbiano di Lugana". Però questa confusione di nomi non piaceva ai consorziati del Lugana i quali si sono battezzati recentemente il loro vitigno con altro: Turbiana. 
Sarò il solito malizioso ma credo che fosse quel termine "Soave", che ricorda concorrenza di pochi chilometri più in la, ad esortare questa aggiunta e, del resto, per dar credito al nuovo nome "turbiana" qualcuno avrà già trovato carte segrete che ne certificano l'uso fin dai tempi di Federico Barbarossa o chissà chi altro.
Il lugana che si è prestato all'assaggio oggi e che si becca cotanto sermone prima si possa parlare di lui è produzione veronese, Ottella Lugana DOC 2010.
per continuare a leggere questo post clicca su Continua
.

La turbiana eh? Identificato il vitigno diciamo che questo concorre per non meno del 90% a far scrivere "lugana" sulla bottiglia lasciando il restante 10% ad "uve provenienti da altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, raccomandati e/o autorizzati rispettivamente per le province di Brescia e di Verona presenti, nell'ambito aziendale". A voi il giudizio.
Anche di questo vino le bottiglie prodotte vanno a milioni (ultimo dato dice più di 7) ma soprattutto recentemente anche il Lugana ha avuto la sua rivisitazione di disciplinare che ha introdotto le due nuove qualità del Lugana Riserva e Lugana Vendemmia Tardiva.
Ottella rappresenta la tradizione in sponda veronese della Lugana ed è una azienda mediamente concentrata, oltre al Turbiana, che rappresenta oltre il 50% della produzione , su vitigni come Cabernet Sauvignon e Merlot ed altre specialità "rosse" del veronese.
Il suo Lugana Doc, di gradi alcolici 12, 5, è di un bel colore giallo paglierino con riflessi portanti verso l'oro, brillante e pulito. Naso profondo e stretto nei profumi agrumati, non eccessivo.
L'assaggio è subito pungente e molto minerale. Ingresso con buona apertura, gradevole, corposetto e pieno. Buona persistenza ed acidità finale importante. Lugana un po' troppo potente, (prepotente) gradevole si ma non elegante.
Il Lugana è un altro bianco "pesante" frutto della autorevole e soprattutto sincera produzione bianchista italiana; è un altro vino dove il terroir conta, eccome se conta, fatelo valere.
.

mercoledì 20 luglio 2011

LA PODERINA DI SAIAGRICOLA: UN ROSSO DI MONTALCINO ...ASSICURATO !


Se vi dico SAI che vi viene in mente ? Non è abbastanza. Perchè io vi aggiungo "agricola" ed allora la musica cambia. Diventa Saiagricola e loro dicono di se ": Saiagricola è l'impresa di investimento in agricoltura del Gruppo Fondiaria SAI. La definizione appena data è senz'altro corretta, ma non rende sufficiente merito al lavoro di tutte le risorse umane che hanno contribuito a far crescere questa realtà fino a farla diventare ciò che essa è adesso...".    Olio, prodotti tipici della campagna e, soprattutto, vino, questo esce dalle quattro tenute Saiagricola. Oggi qui ne passa una delle quattro ma soprattutto passa un suo rosso importante: La Poderina Rosso di Montalcino DOC 2008
per continuare a leggere questo post clicca su Continua 

La Poderina si trova a Castelnuovo dell'Abate, zona Montalcino, quindi zona di ampio dibattito (e scandali vinosi) di cui fin troppo si è parlato sulla stampa ma, ahime per il celebre marchio vitivinicolo, non è colpa della stampa, bensì.
L'ultima polemica riguardava proprio la variazione del disciplinare del Rosso di Montalcino che "qualcuno" voleva far passare dal 100% vitigno sangiovese al 85% minimo sangiovese ed il 15% altri rossi di Toscana. La cosa ha alimentato per mesi le polemiche montalciniane nel mondo, come se la denominazione "Brunello" ne avesse bisogno dopo gli scandali degli anni trascorsi, per poi concludersi in un nulla di fatto. Quando i bambini fanno oooohhhh.
La Poderina di questo non ha certo colpa ma su questo blog è d'uso passar da un assaggio per mestar chiacchiere, del resto di fronte ad un buon bicchiere.... .
Il vigneto della Poderina occupa 24 dei quasi 50 ettari di proprietà, alla cantina in questione piace esaltare il mantenimento di rese basse in campagna come esempio di cura e selezione e la "innovazione al servizio della tradizione": una mia amica direbbe "sta a vedere che il capo-cantina c'ha l'i-pad!!!"
L'assaggio della Poderina è volutamente caduto sul suo Rosso DOC che ha esibito subito un colore violaceo bello brillante, un naso un po' pesante, profondo il tipico fiore e qualche giro di lampone maturo, legnosità in fondo al naso.
Un assaggio pieno, allappante e di media consistenza. Decisamente persistente con tannino carico e determinato, bello il ritorno finale del fiore. Il solito rosso toscano che non fa sconti e non lascia dubbi. Meno muscoli del solito ma pur sempre struttura in evidenza.
Qualcuno a questo punto direbbe che manca di fantasia, io aggiungo che però c'è molta concretezza.
Un vino così non sfugge al suo compito, piaccia o no il compito affidatogli. Una assicurazione!  Ho fatto la battuta.







.

mercoledì 13 luglio 2011

CONTI DI BUSCARETO: LE MARCHE DA GRANDI

Sergio è innamorato del suo lavoro, è innamorato delle colline che gli danno il suo vino, lo si capisce da come alza il bicchiere poi lo china, lo guarda compiaciuto e sorridendo chiede "allora?"; oppure lo si capisce da come alza il braccio e lo muove da parte a parte per indicarti la tenuta sotto di se, quel pezzettino dei settantacinque ettari dei Conti di Buscareto.
Sergio Francesconi è l'anima di quella cantina, poi alla fine mi dicono che è anche il capo delle vendite, ne ha duecentomila di bottiglie da portar a casa altrui, vabbhe ci sta, sorride troppo bene per essere l'enologo.
L'idea iniziale, quando Conti di Buscareto ha deciso di diventare grande, ed era solo il 2004, era concentrata sul Morro d'Alba, un vitigno marchigiano coltivato su soli 150 ettari del quale si parla poco ma che basterebbe da solo, con la sua lacrima, a "far grande" chiunque;  la consapevolezza che la gamma doveva essere totale ha fatto entrare nei piani anche il verdicchio. Cantina moderna ma equilibrata verso la qualità non verso la super produzione, qui si fa tutto ma affascina lo storage climatizzato, migliaia e migliaia di bottiglie a temperatura controllata: ottimo
per continuare a leggere questo post clicca su Continua

Sei tenute da Cartoceto a Morro, da Camerata ad Arcevia passando per Monte San Vito, la cantina è a Ostra. Sono le Marche del vino, i dettagli si sprecherebbero, la storia, dal XII secolo da oggi, è lunga ma quel che conta per queste denominazioni è il futuro. Troppo consumo interno per varietà che meritano altri respiri, nuovi orizzonti, ma ci vuole testa alta e coesione fra produttori, male italico.
"Basta chiacchiere, assaggiamo due cose insieme", l'accento marchigiano svolazza, cominciano le due ore più belle passate nelle Marche, parte l'assaggio dei "Conti di Buscareto".
ROSE' BRUT - Il via lo da questa lacrima nera 100% vinificata in bianco e spumantizzata con metodo charmat. Color rosa antico (elegante); ampio al naso di rosa (il fiore). Al palato un po' più scarico, vino strutturatone non sempre equilibrato, spalla acida persistente, ben gradevole il finale leggermente vinoso.
BIANCO BRUT - Ho promesso a Sergio che ne parliamo ancora di questi nomi semplici e composti, sicuramente fanno bene al cuore, speriamo che rendano bene l'idea anche al consumatore. Questo 100% verdicchio di 12 gradi alcolici passati in charmat ha un colore bianco e riflessi verde mela acerba. Un po' basso al naso si apre in bocca velocissimo, scende subito la sua sapidità lasciando la chiusura amara dietro di se. Non ampio, un po' involuto però bella questa bevuta secca e decisa.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC 2010 - Ecco il pezzo di storia, l'autoctono marchigiano. Il Soverchia, l'enologo, ha stabilito per lui dopo che l’uva viene raccolta manualmente, selezionata “sul ceppo”, riposta in casse “a basso strato”, subito portata in cantina per subire una pressatura soffice a grappolo intero, altri 5 mesi di acciaio e 2 di affinamento in bottiglia. Colore verde chiaro, bello, inusuale. Fiori bianchi al naso, eleganti, strutturati con il finale di mela, un naso composto e di ampia gradevolezza. Equilibrato poi con l'assaggio subito sapido, strutturato nei suoi 13 gradi alcolici ed un finale amarognolo ma raffinato. Un bianco vero, bello, sincero. Ottima scoperta dal Conte di Buscareto.
AMMAZZACONTE - Anche lui 100% verdicchio ma la sua strada è complicata. un 10% si fa sei mesi di fusto di rovere il resto è in acciaio, l'inox totale fa 15 mesi ed alla fine la bottiglia affina altri 5 mesi della sua esistenza. Il suo colore è giallo paglierino con riflessi tenui verdi. Naso floreale con passaggi delicati di vaniglia e più scomposti di crosta di pane. Pungente al naso , lo si ritrova così anche al palato, corposo nella sua sapidità. Finale amarognolo tipico e buona acidità. Un vino difficile, un po' duro, forse fuori dal contesto tipico del verdicchio ma forse proprio per questo bello da assaggiare, curioso. Da provare.
LACRIMA DI MORRO D'ALBA 2009 DOC - Questa denominazione deve essere composta all'85% minimo dal vitigno lacrima con l’aggiunta di Montepulciano e/o Verdicchio nella misura del 15%. Il Conte di Buscareto è 100% lacrima, in purezza: il culmine della tipicità marchigiana. Dopo la manolattica 8 mesi in piccoli tini di rovere e poi altri 3 in bottiglia. Colore viola e rubino, subito sfuggente. Profumazione ampia, corposa, complessa, frutti di bosco e pepe. Tanto pepe garbato in evidenza. Al palato mantiene mora e mirtillo e spezie, si apre con corpo rotondo ma non eccessivamente pesante, un vino caldo, morbidone e persistente con tocco appena dolce vanigliato sul finale. Bello, tanto bello. Il top qui dal Conte.

ROSSO PICENO DOC 2009 - 70% montepulciano e 30% di sangiovese per questo rosso doc. Colore rosso, naso bello di ciliegia matura e prevalente di belle spezie. Assaggio più semplicione, un po' troppo tanninico, media struttura, gradevole ma senza strafare. Un po' inespressivo.


Continuo con la evoluzione della giornata ? Bhe.... allora.... le tagliatelle fatte in casa con ragù a base di fegatini e .............. .
Arrivederci Conti di Buscareto.

Sergio Francesconi

.

martedì 5 luglio 2011

E' OTTIMO IL VERDICCHIO DOC CLASSICO SUPERIORE DI ANDREA FELICI !!

Continua la caccia al verdicchio, sto girando nelle Marche a caccia di questo vitigno che così bene interpreta, pur strutturato e “denso” quale spesso si ritrova, la armonia della estate.
Oramai ne ho fatto una buona esperienza ed ho scoperto, cosa da prima elementare ma io fin qui sono arrivato, che mettere al fresco un verdicchio non è cosa semplice. E’ un bianco si ma ha una sua temperatura di assaggio non prescindibile, 12 gradi secondo me, pena farne scomparire caratteristiche e sontuosità varie che altrimenti questo vitigno ti sa dare: forse per questo nelle Marche parlano di verdicchio come vino bianco con le caratteristiche del rosso. E' stato un successo l'assaggio di Cantina Andrea Felici ed il suo Verdicchio Castelli di Jesi DOC 2008 Classico Superiore.