Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

sabato 19 giugno 2010

CONTRO IL "DIFFICIL PENSIERO" HO UN AMICO NUOVO, PREMAORE RABOSO SFUSO


Ho bevuto un vino davvero buono, non è la prima volta ma questa era veramente uno di quelle che te le ricordi anche perché era un vino sfuso.
Sono stato “in sagra”.
La sagra è una festa popolare che contraddistingue moltissimi paesi e rioni della italica penisola, ci si ritrova sotto capannoni ampi, seduti su panche e panchette e ci si delizia con cucina nostrana bevendo vino sfuso a volte di qualità sotto la media a volte invece sorprendente ma in entrambi i casi chissenefrega perché in sagra quello che conta è la compagnia.
Forse per questo anche io mi sono versato dalla caraffa il raboso con distrazione e poca concentrazione, pensavo ad altro, alla compagnia di amici, all’evento della sera.
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Non era serata da sofisticazioni, a me in generale non piace sofisticare quando si tratta di vino figurarsi in codesta occasione, nessun passaggio al naso al primo assaggio, nessun commento, nemmeno ermetico; al secondo assaggio però quel raboso mi ha fermato. Troppa gradevolezza per averlo snobbato così, sentivo qualcosa di primitivamente eccellente, qualcosa di vellutato e graziosamente intriso di mora selvatica, leggero eppur tannico.
Il primo pensiero è volato ai recenti dibattiti che ho letto in rete, elaborazioni elucrubate di dogmi imprescindibili o, al contrario, di rivoluzioni inarrestabili, ricerca spasmodica dell’originale e del “nuovo”. Io avevo invece davanti a farmi sussultare un semplice vino sfuso.
La rete è infatti recentemente piena di sofisticazioni, mi da un po’ di nausea leggere in rete di vino, sembra che molti stiano organizzando solo dibattiti per scienziati; il questo senso il mio raboso sfuso della serata giocava contro tutte le incombenze (e meschinità a volte) del “difficil pensiero”.
Mi sono informato sulla provenienza di quel vino ed ho scoperto che la Cantina Sociale di Premaore ne è il mescitore. Uhm, uhm. Davvero niente male.
Premaore è una frazione del Comune di Camponogara, nel veneziano dove non è ancora Chioggia ma non è nemmeno Venezia; la sua cantina sociale, fondata nel ’59, raccoglie circa seicento conferitori di uve sparpagliati sul territorio da Campolongo fin nella padovana Saonara.
Il vino di Premaore lo bevono tutti, è quello che va nelle tavole, quello che si trova nelle sagre, lo si trova spesso direttamente sotto casa perché la Cantina ha sviluppato una piccola rete di negozi legata al territorio di produzione: Chioggia, Legnaro, Mestre, Spinea, Padova-Camin, Ponte san Nicolò-Roncaglia, Padova-Mandria.
Premaore ha anche una sua gamma di vini in bottiglia, dovrà essere assaggiata, faremo un post due e la vedremo.
Quando mi hanno detto che quel raboso che stavo vezzeggiando era di Premaore mi è venuto in mente che era almeno la terza volta in pochi mesi che qualcuno mi raccontava compiaciuto di un buon assaggio frutto della produzione della Cantina veneziana, meritava spazio la cosa, meritava uno spazio “antisofisticazione”.
Pramaore vs Difficilpensiero uno a zero. Palla al centro.

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1 commento:

  1. Ottima cantina la conosco. Ottimo rapporto qualità/prezzo. I loro vini non hanno ne grappoli ne bicchieri ne etichette scintillanti, sono solo dei sinceri e modesti vini della tradizione che bevo sempre volentieri.

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Prima di scrivere il post ricordate: "Per prima cosa dovete avere ben chiari i fatti; così potrete distorcerli come vi pare." (Mark Twain)