Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

domenica 17 ottobre 2010

PRA' AMARONE DOC 2006. DIVAGAZIONI SU UN TEMA


Quando io ed il Massimo ci si trova onoriamo la nostra comune appartenenza al Terroir Amarone, sospirata o disconosciuta che sia, intavolando una bottiglia di tal fattezza.
Dopo diverse esperienze, comuni e no, ci vien facile dire che quando ti cimenti in Amarone e scavi in cantine mai esplorate o nuove esperienze è più facile trovare il vino “incompreso”, che qualcun altro chiamerebbe la “fetecchia” ma noi non ci abbassiamo a tanto gergo, piuttosto che la cosa favolosa e sconosciuta ovvero la rivelazione. Fra milioni, milioni e poi milioni di bottiglie di questo raro vino è facilissimo possa accadere.
Prà è una grande cantina, la sede di Monteforte d’Alpone rilascia ottimo Soave ma, con il cavallo in etichetta che trascina pesante carretto, c’è anche un “ Amarone della Valpolicella Doc e, nello specifico i 16,5 gradi alcolici di questo 2006. Ci siamo già capiti.
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Vediamo un po’ come ci è andata.
Colore non pesante, divagazioni sul tema del rosso scuro, unghia bassa e leggera.
Un naso decisamente alcolico ma gradevole al quale non sopravvive però il tema dell’appassimento, rimane una giovane ciliegina di profumo che ci evidenzia che c’è l’intenzione ed anche qualcosa di più.
Assaggio che tradisce tutta la sua gioventù, permane il passaggio di alcol per un Amarone della stirpe dei fluenti e leggiadri, leggerezza in assaggio quindi ma anche una certa decisione in ingresso con “stroncatura finale da tannino anche positiva se si vuole” (Massimo).
Non c’è la nota dolce e nel tempo non perde le note alcoliche al naso, non guadagna profumi rilasciando le note di una canzone “cosa sara?”
Un vino impostato per essere un Amarone.
La moltiplicazione delle bottiglie, il Consorzio le conta a milioni e ne abbiamo recentemente già parlato qui, lascia più spazio alla libera interpretazione
(disciplinare rispettato naturalmente!!) dell’Amarone piuttosto che alla sua ispirazione più o meno originale .
Ci sono tanti modi di mandare per scaffali in giro per il mondo bottiglie di Amarone c’è il metodo degli Artisti, elitario e non condivisibile, c’è la “libera intepretazione” e poi ce n’è un altro. Indovinate per chi facciamo il tifo io e Massimo ?

1 commento:

  1. 2 premesse. La prima: non posso dir nulla di questo Amarone, perchè non l'ho mai assaggiato. La seconda: le osservazioni che seguono sono pertanto abbastanza teoriche ( leggi: campate per aria).
    Ciò premesso, posso dire che Pra è uno dei produttori di punta del Soave, ma che la tentazione Amaronista ormai è una specie di febbre contro la quale non c'è vaccino che tenga, soprattutto se hai terreni nell'area di produzione. Ci si stanno buttando a pesce un po' tutti. Chissà se lo farebbero, se le parti fossero invertite (Amarone in sofferenza sui mercati e Soave che va a mille). Quindi, non raccontiamo storie per favore: chi oggi si mette a fare Amarone non lo fa certo per amore del bel (?) territorio valpolicellese. Questo ci porta a fare una seconda considerazione di carattere generale: amaronisti si diventa. Negli anni. Tanti anni. Molti di più di quelli che, secondo l'attuale disciplinare, bastano per fare un Amarone. Quella dell'appassimento è una tecnica più complessa di quel che può sembrare. Fare un buon Amarone è, di conseguenza, DIFFICILE ( checchè se ne dica in giro). E un Amarone del 2006 è ancora troppo giovane. Last: i bravi "bianchisti" che sono anche dei bravi " rossisti" sono molto più rari di quel che si vorrebbe. Nell'intera Doc Valpolicella si contano sulle dita. Di una sola mano.

    L.

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