Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

lunedì 17 maggio 2010

VINO & BRAND, STORIA DI UN SEMI-DILEMMA


Mi sono recentemente trovato in una interessante discussione e sviscerar di vino & brand. Qual migliore occasione,prima di addentrarsi nelle impressioni della tenzone, per sfogliare il vocabolario e verificare del secondo il vero significato.
Allora, il Garzanti dice che l’inglese brand si traduce con: tizzone, marchio a fuoco, stampo in ferro per marchio a fuoco, marchio d’infamia, stigma. Chissà se i grandi esperti di marketing sanno che il vero significato è questo, infamia compresa. Torniamo però a bomba.
La discussione verteva sul semi-dilemma relativo al reale peso del brand nel mercato del vino italiano; chiariamo intanto perché secondo me è un dilemma a metà, semplice semplice la risposta: perché a buona parte dei consumatori, ahime, non importa il classico fico secco del brand. Impossibilitato a descrivere tutta la complessa interrelazione fra i due elementi vino e brand posso solo dire che per troppi in Italia la differenza fra il primo ed il secondo è che il primo è bevibile ed il secondo te la da a bere.
Detto quanto sopra, che non piacerà ai grandi cultori dell’italico marketing, mi sono sorpreso a dire anche qualcosa di più.
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Ho infatti esordito dicendo : ” Il brand in Italia secondo me ha scarso futuro a meno che nel brand non si riconosca il lavoro di selezione e di apprezzamento del territorio. Cosa difficile per una grande casa ma assolutamente possibile. Il brand-selezione è un po' come una associazione tutela dei consumatori" ovvero dice "caro cliente io mi chiamo xxx e questa è la mia selezione yyy che, come sai, si basa sulla ricerca del meglio e..... quando scegli il mio brand scegli la qualità (oppure il rapporto qualità-prezzo o una delle altre leve tipiche)”. Diversamente non vedo come un brand, dove per logica di brand intendo un mercato massivo, possa essere ben posizionato in Italia.
Mi sono stupito io stesso di quello che andavo ripetendo, poi mi sono fermato a pensarci su e mi sono accorto che dicevo ben poco di nuovo, è il territorio l’arma vincente del brand italiano non il singolo produttore. Certo ogni singolo produttore ha i suoi grandi meriti, sono i singoli produttori che fanno forte un territorio, ma la frammentazione estrema di produzione nel nostro paese non lo può porre da solo al centro della scena.
Il Terroir è il vero elemento discriminante e nel Terroir si cura la “selezione”, dove per selezione non intendo solo vini esclusivi e di alto costo ma vini e basta. Anche vinini per intenderci , usando un termine ed un fenomeno (o almeno mi auguro lo diventi) nuovo di conio.
Il brand è, secondo me, una spinta vera sul mercato quando riesce ad imporre la sua presenza al ricordo ed alla esperienza del consumatore; per questo parlare di brand per le piccole cantine è utile ma non totalmente vincente se non è legato ad un territorio più vasto e complesso.
A chi mi contestava la mia filosofia "futuro-brand-grandi strutture (territorio o grande cantina)" e che invece amava ricondurre il brand soprattutto alla piccola cantina io, pur riconoscendo una parte di validità al suo ragionamento, volendo ricondurre la questione alla logica del mercato ovvero dei grandi numeri mi son trovato a dire “…io per brand intendo ben altra cosa, Benetton è un brand, la mia magliaia sotto casa è molto apprezzata in paese ma non è come Benetton. Eppure, ne sono certo, i maglioni della magliaia sono migliori”.
La questione non può finire qui, lo so, ma adesso i casi sono due: considerato che adesso la mia magliaia sa cosa penso dei suoi maglioni o mi alza i prezzi o si realizza un proprio brand per entrare nel grande mercato. Secondo voi cosa farà??? Meno male che arriva l’estate

2 commenti:

  1. I brand del vino come li intendo io esistono, eccome ma non sono molti: Biondi e Santi, Gaja, Antinori, Bellavista, Gravner.....e danno prestigio alle rispettive zone di produzione, il terroir, e non viceversa. Il rapporto qualità/prezzo è tutt'altra cosa e una discussione senza fine.
    Cattamax

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  2. si giusto, sono d'accordo infatti io dico "è il territorio l’arma vincente del brand italiano non il singolo produttore. Certo ogni singolo produttore ha i suoi grandi meriti, sono i singoli produttori che fanno forte un territorio....."
    Degli esempi secondo me: Biondi e Santi non è nessuno senza il brand "Brunello di Montalcino". Antinori è Chianti Classico e Tignanello ma chi lo sa che fa anche Pinot Nero e vini orvientani?? Chi è il brand fra Bellavista e Franciacorta, chi può fare a meno del'altro??

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