Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

mercoledì 14 luglio 2010

CHIUDE (FORSE) IL BLOG DI ZILIANI: IL MONDO BLOGGER SI INTERROGA, SU SE STESSO.


Non condividevo ma lo leggevo, non mi piacevano tanti passaggi ma lo leggevo, ci avevo pure litigato ma lo leggevo. Vino al Vino, il blog del noto giornalista del vino Franco Ziliani, chiude o meglio, come dice lui stesso nel post di commiato : “Vino al Vino si congeda, non ho ancora deciso se provvisoriamente o definitivamente, dai propri lettori. E’ un momento molto particolare quello che sto vivendo, in cui ho bisogno di fare chiarezza in me stesso, di capire molte cose…..”. Il tono del post di “forse addio” è amaro, profondo, legato.
La cosa non mi piace per nulla, a questo mondo del vino ora manca un pezzo e così qualcosa non funziona. Mi auguro che Franco Ziliani risolva al meglio i suoi dubbi, le sue incertezze, le sue situazioni e torni a farmi ….’zare al solo sfogliare delle sue righe.
Il commiato del suo Blog ha ricevuto centinaia di saluti, inviti a ripensarci e via così ma fra quelli che ho letto ho notato che il commiato di Vino al Vino ha generato una serie di riflessioni su scopi e motivi di fare blog e wine-blog, un tentativo di capire qualcosa di più anche da parte di chi il proprio blog non ha alcuna intenzione di spegnerlo. Mi sono così risultati interessanti alcuni passaggi che voglio riportare qui, una sintesi molto personale ma indicativa di come nel mondo wine-blog ci sia un rammarico latente che la chiusura di Vino al Vino ha fatto emergere prepotentemente.
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Aepicurus sull’argomento lascia questo segno sul suo blog : “Viviamo una realtà da basso impero, dedita all'apparire, dominata dall'ipocrisia, ove sembra che la parola d'ordine sia di "nascondere la polvere sotto il tappeto. Siamo in tanti che invece il tappeto lo scostano e lo scuotono, chi in un modo chi in un altro, ma tutti con lo stesso scopo: dire le cose come stanno, indipendenti e trasparenti.” Vogliamo meditarci? Allora è questa la funzione di un wine-blogger? Sembra essere d’accordo Andrea Petrini che, sempre parlando della scelta di Ziliani sul suo Percorsi di Vino dice “…una voce libera su internet cesserà di gridare…” Internet rende liberi? Il celeberrimo Luciano Pignataro forse annuisce, salutando il Franco Tiratore, dice :” …la critica enologica non può più prescindere dal web e molti vini sono diventati famosi anche se ignorati nelle valutazioni del cartaceo….una situazione del tutto nuova, maturata a partire dal 2005, che ci ha spinto a considerare come nel vino sia internet a dettare le regole mentre nel food è costretto ancora subirle..” e poi ancora più interessante questa riflessione:” I blog, inutile nasconderselo, attraversano un momento di stanchezza, insidiati dai Social Network, ma anche dall’essere soprattutto il risultato di lavoro volontario non retribuito, richiedono impegno e dedizione quotidiana. Per questo sono indispensabili segnavento di come butta in giro.”
L’affondo definitivo alla questione lo da Aristide sul suo blog dove, salutando “l’antipatico” Ziliani entra nel vivo della considerazione di Pignataro e “approfitta” dell’evento per porsi e porre una prima domanda:”… questa grande applicazione di tempo ed energie - ovvero lo scrivere su Internet e interagire col pubblico - serve a cambiare qualcosa nel mondo del vino italiano?” Aristide compila un post interrogativo nel quale alla prima citata seguono altre diciotto domande introspettive su perché si debba stare in rete a scrivere di vino. Alle domande seguono anche autorevoli commenti, andateveli a leggere, fra cui proprio quello di Ziliani.
Diciannove domande nessuna vera risposta, ecco il problema.
Ci rifletterò a lungo ma su una cosa non ho dubbi: fare blog non è un questione di libertà, fare wine-blog può essere una proiezione di se stessi o del mercato che si rappresenta. Nel primo caso parla un consumatore o poco più, nel secondo parla un professionista del vino. Le diciannove risposte paiono servire solo ai secondi: la crisi è davvero profonda. Ha ragione Franco Ziliani.
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6 commenti:

  1. Caro Stefano ti ringrazio della segnalazione. Approfitto aggiungendo due cose. I wine blog, secondo la mia opinione, non devono essere visti come dei punti di riferimento assoluti per chi ama il vino, li considero altre voci di un coro fatto di carta stampata e non. Spesso queste voci sono alternative, altre volte sono omologate, altre volte sono coraggiose. Sta al lettore farsi un'idea di come stanno le cose in questo piccolo mondo, nessuno di noi c.d. Wine Blogger deve pensare di avere la verità o di essere un profeta.

    La scomparsa di Vino al Vino non farà altro che togliere a questo coro una voce, è come quando scompare un giornale, significa che saremo sempre più soli a cantare ma, in questo caso, dovremo darci da fare per farlo più forte.

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  2. La crisi è davvero profonda, Stefano? Non saprei. Gli italiani sono poco inclini al cambiamento, per cui non si vede perchè debbano sentirsi travolti dai wine blogger. L'oggetto vino è frivolo, figuriamoci chi ne parla.
    Vorrei piuttosto avere risposte dai produttori e dagli operatori. Il cambiamento interessa loro, e potrebbe avvenire anche senza la maggior parte di loro.
    Per questo motivo, la personale opera di evangelismo continuerà, dal blog così come fuori da esso.

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  3. Sono d'accordo con Aristide. Domande come le sue si ripropongono ciclicamente, perchè nessuno riesce/vuole/può darci risposta.
    Forse perchè, più che noi wineblogger, dovrebbero essere proprio i produttori a cercare di rispondere: questa rivoluzione ha toccato loro, anche se riguarda noi comunicatori.
    Personalmente, da tempo ho deciso che posso continuare a vivere e a lavorare sul web senza darmi risposta: forse un giorno smetterò anch'io di scrivere sul blog. Ma sarà solo perchè m'avranno messo un bavaglio, o, più banalmente, perchè mi sarò stancata di scrivere.

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  4. Posto che, come dice correttamente Andrea, i wine blog sono voce quasi "ìndispensabile" per tutti, credo che non bisogna dimenticare il "tutti".
    Pensare di capire un mercato partendo dalla sola elite dei produttori e dei professionsiti secondo me è antistorico anzi di più anti-internet.
    Infatti le 18 domande sono essenziali per i professionisti e, garantisco, i semplici wine lovers sopravivvono anche senza le risposte a tutte proprio tutte.
    Ne parlo da tempo sul fatto che i grandi comunicatori di internet ecc ecc non sanno farsi capire; posto che il mercato in questione è difficile i comunicatori abbiano l'umiltà di chiedersi perchè continuano ad andare a vuoto.
    La ventesima domanda, quella che continua a mancare più di tutte nella risposta.

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  5. Stefano, il mercato dei wine lover lettori di blog e frequentatori di social media del vino non vengono dopo, semplicemente perché loro sono il centro dell'attenzione, i protagonisti di questo dialogo interattivo. Le carenze, ora, sono maggiori sull'altra sponda del dialogo, ovvero i produttori. Noi comunicatori, o blogger, siamo solo intermediari. Sono i produttori che devono manifestare l'interesse verso questa opportunità di dis-intermediazione dei rapporti, o meglio, di dialogo diretto tra chi produce e chi consuma. I primi ma pochi produttori che l'hanno intrapresa devono farne una questione di vantaggio competitivo, quasi di sopravvivenza, nel nuovo mondo del vino che troveremo al termine di questa fase di crisi.

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  6. I produttori si comportano come si sono sempre comportati, sono i blog che sono cambiati, non più voci fuori dal coro, hanno fatto squadra, nei giudizi nelle tendenze consapevoli della loro importanza e della loro forza. I blog sono temuti dai produttori che nella maggio parte dei casi rimangono in disparte a leggere senza partecipare. Chi più dei blog può fare da intermediario tra chi produce e chi beve e per questo motivo dal mio punto di vista si deve fare un passo indietro: riacquistare la fiducia dei produttori e cercare di rivolgersi ad una platea più vasta ed essere meno enosnob.
    Molti blog senza i commenti dei colleghi e qualche addetto ai lavori sarebbero deserti.

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Prima di scrivere il post ricordate: "Per prima cosa dovete avere ben chiari i fatti; così potrete distorcerli come vi pare." (Mark Twain)