Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

mercoledì 28 marzo 2012

IL SASSOALLORO DELLO JACOPO BIONDI SANTI E' UN PICCOLO CAPOLAVORO

Mi accorgo solo ora che uno dei miei vini preferiti, uno dei sangiovese toscani che hanno accompagnato i miei primi passi nel vino, proprio lui non ha mai trovato spazio nel mio blog, in questa mia personale cantina on line fatta di parole e assaggi. Non so quante annate del Sassoalloro ho assaggiato, ne ricordo averne stappata una che aveva nove anni, del resto il produttore parla di anche quindici anni di longevità. Avevo solo una annata in cantina, è venuta in tavola con me e così mi sono ritrovato davanti finalmente "Sassoalloro Jacopo Biondi Santi Toscana IGT 2006". 
Jacopo Biondi Santi è la discendenza del Brunello, quel vino è nato a casa dei suoi avi, piace ricordarlo, piace a tutti ricordarlo anche se oggi il Brunello non può essere di casa con Jacopo che esplora invece le terre del rosso di sangiovese e del Morellino. La sua produzione è una delle più note nella mia cantina, oggi si punta il naso ed il palato su una delle produzioni che io apprezzo di più: il Sassoalloro. E' un vino di sangiovese grosso, quello del Brunello per intenderci, si fa 14 mesi in barriques e poi esce in bottiglia con il suo 14% di grado alcolico. Stiamo parlando del 2006 del Sassoalloro  e, lo dico subito, il suo assaggio ha dato la sensazione di essere disponibile e pronto ma un anno o due in più avrebbero regalato ancora maggiori emozioni. Ci accoglie con un colore rubino lucente tendente al rosso, intenso e non eccessivamente "pesante" nel bicchiere. Al naso subito tondo, composto, aperto di fiori e frutti di bosco, mora, molto omogeneo, profumazione lunga. In bocca è subito ciliegioso, tondo, vivo, moderatamente allappante, assolutamente vellutato ed amabile, il finale di questo 2006 pecca di scarsa acidità e nel complesso è forse solo leggermente ma comunque sopra le righe per "dolcezza". Nel complesso è la sua struttura non aggressiva che ne fa la esatta interpretazione di una distesa di fiori di campo. Una sensazione molto gradevole per un rosso che forse può dare a tavola maggiori soddisfazioni che non quelle tipiche "carnivore" del sangiovese toscano. Ho un debole per il Sassoalloro lo ammetto, mi piace questa interpretazione così gradevole e morbida del sangiovese grosso, la leggerezza del suo tannino, l'ampiezza dei suoi profumi. Se lo conosceste bene vi innamorereste sicuramente anche voi.

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1 commento:

  1. Venerdì scorso (15 Marzo) ho assaggiato con degli amici un Sassoalloro del 1998 e con profondo stupore abbiamo trovato un vino ancora fresco e giovane nel pieno delle sue qualità. Le nostre impressioni sono state simili alle considerazioni espresse nell'articolo ad eccezione dell'acidità: il vino bevuto da noi aveva una sorprendente acidità ben bilanciata con un tannino morbido e per nulla invasivo.

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