Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

domenica 15 novembre 2009

IL RUGBY E LA CARICA DI SAN SIRO: LA STORIA E' APPENA COMINCIATA

E' andato tutto bene, anzi benissimo.
Una Italianrugby stupenda davanti ai mitici All Blacks, una Nazionale tricolore che mostra sprazzi intensi e prolungati di superiorità, pacchetto di mischia sopra tutti, e nessun timore riverenziale di fronte ai colossi del rugby mondiale. Nessun timore riverenziale ma anche tanto rispetto, perchè la Nazionale Italiana ha combattuto pur rispettando l'avversario ma senza incappare nel timore; una delle prove vinte ieri, cosa che pochi al momento hanno sottolineato, è la prova di maturità psicologica che Castrogiovanni & Co hanno dimostrato in questo appuntamento.
Tutto bene si ma, sentiti anche i molti commenti, una cosa ieri è stata evidente: da qui in poi per il rugby italiano nulla sarà più come prima.
Adesso si è cambiato veramente tutto
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Tutto bene anche per gli ottantamila presenti a San Siro, si è visto un generale atteggiamento rugbistico da un pubblico che forse per la buona metà è più abituato a capricci e movenze da divi dei campioncini del calcio piuttosto che alla "battaglia per l'onore" che hanno messo in campo i nostri azzurri del rugby.
Tutto bene, magnifica la haka nel rispettoso silenzio di San Siro (è fantastico vedere quanto lo spirito del rugby sia riuscito a contagiare veramente tutti ieri) ed anche il match.
Vergognosa la "non decisione" finale dell'arbitro australiano che ci ha negato una meta tecnica sacrosanta.
Il rugby è cambiato, ottantamila persone a vedere una partita della Nazionale, professionsiti in campo che se la giocano così, migrazioni popolari davanti agli schermi (più di 2,1 milioni di persone a vedere la partita di fronte agli schermi di La7 e Sky), sponsor che investono e ci credono, personaggi famosi che fanno la fila per gustare la passerella di San Siro nel giorno del rugby.
Si è' un giorno storico per il rugby italiano, uno sport minore che si costruisce una vetrina maggiore, uno sport antico che si impone allo sguardo nuovo di tanti, che impone uno stile, che richiama la gente ad esserci si, ma in un certo modo.
Ieri l'Europa ci guardava ma questo lo sanno tutti, i più consapevoli di questo erano i giocatori in campo.
Non c'erano solo gli ottantamila allo stadio o i tantissimi di fronte alla tv (recod di ascolti), c'era l'Europa sportiva che ci guardava. Alcuni tenevano al nostro passo falso, alla solita italianata di cui sorridere e denigrare. Tutto bene invece. Tiè. A questo proposito un saluto a tutti, ma proprio tutti, i componenti del Board della Celtic League.
Questo "tutto bene" però non è solo una felice constatazione ma anche un importante impegno che il nostro movimento sportivo si è preso nei confronti di tutti, anche di chi ancora non lo frequenta.
Una cosa importante che potrà anche "spaccare" il nostro mondo del rugby, rimane però un passo avanti. Lasciatemi dire che questo è l'unico tentativo, da molti anni a questa parte, in Italia di emergere dalla nostrana calciofilia, in Europa di dare una risposta seria e forte a tutto il movimento continentale sul "come" essere movimento di rugby fuori dai consueti paesi.
Professionsiti o dilettanti? Tutti e due please, noi ci candidiamo a farlo, abbiamo detto di averne risorse e forze; vogliamo esserci nel gotha senza rinunciare a noi stessi, perchè da San Siro non si torna indietro.
Ora si va a Udine, contro i Campioni del Mondo del Sudafrica.
La Storia è appena cominciata.

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