Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

giovedì 24 febbraio 2011

IL VOTO AL VINO ? MEGLIO DI NO.


A chi non piace dare un piccolo proprio giudizio tramite un voto? Dare un voto, dare un voto compiacente ad un amico un po' giù, un voto interessato al cliente intraprendente, un voto benevolo ad un bimbo in difficoltà, un voto allegro ad una orchestra volitiva, un voto malizioso alle gambe della vicina. Dare un voto ad un vino!  Eh bhe ...in quanti eh?  Ma dare un voto ad un vino ha un senso?
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Dare un voto è carino e piacevole, perchè alla fine dai solo un numero, è un giudizio semplice e divertente, ti misuri con una cosa e te la classifichi con un numero, non devi spiegare molto o, nella maggioranza dei casi, qualunque cosa tu dica può anche essere dimenticata perchè è il voto messo li in fondo al tuo stringato magari incomprensibile o confuso giudizio, che dice tutto.
Anche io l'ho fatto di dare voti ai vini, nei tasting panel con gli amici, nelle maggiori degustazioni, anche nella mia mente, qualche volta,   usando il voto come metro per ricordarmi quanto mi era piaciuto o no quell'assaggio isolato e/o di altrui vanto.
Questo tema, questo vero dilemma su cui si sono scontrati in molti in passato, ritorna ciclicamente; spesso si fa rivedere all'epoca della presentazione delle nuove edizioni annuali delle grandi guide, oppure quando qualche critico ritenuto eccelso sbologna una rinomata bottiglia con numerino basso.
Non ho ambizione di dare risposta al dilemma, anche perchè la risposta riesce difficile e non credo aver la soluzione,  l'argomento in questione, ovvero se si può dare o no un voto all'assaggio di un vino, penso sia stato uno dei primi dibattiti di cui ho letto nel mondo blog molti anni fa, quando i blogger dibattevano su qualcosa fra di loro a suon di post invece di ignorarsi reciprocamente o lisciarsi altrettanto reciprocamente per secondo fine, come accade ora.
Tempo fa avevo dato una bottiglia ad un amico perchè mi dicesse che cosa ne pensava, gli avevo consegnato un vino che a me stava e sta molto a cuore, una idea enologica alla quale io davo e do un voto alto, un 9. Il mio amico l'ha bevuta e mi ha restituito un voto basso, comunque decisamente opposto al mio. Ho riflettuto sulla cosa e non ho trovato motivazioni sufficientemente intelligenti perchè il mio voto, voto di un wine lover e buon conoscitore della illustre bevanda, dovesse essere più importante del suo, semplice consumatore.
Aggiungendo poi che il mio voto alto su quel vino è suffragato da molti pareri positivi anche di altri "esperti" del settore, vi faccio facilmente intuire che, con questo dato incontrovertibile in tasca, mi ero detto che avevo ragione io che il mio voto era quello giusto. Ma perchè dovrebbe essere così? Arrovellarmi di fronte a questa domanda mi ha restituito la "teoria del giudizio zoppo" e quindi la domanda: che sarebbe stato del confronto vitivinicolo con il mio amico se invece di un voto gli avessi chiesto un giudizio di gradevolezza, una cosa senza numeri, stelline, chioccioline, faccini e via così?
Che sarebbe stato se invece di chiedergli un divertente, rapido e/ma poco impegnativo voto gli avessi chiesto di fare una analisi del suo assaggio per farmi sapere quali caratteristiche dei profumi o delle gustosità lo colpivano di più?
Il voto è un bel giochino, divertente e ficcante, scrive di un successo o di un fallimento alla stessa velocità e spesso non si ferma ai dettagli, insegue il suo destinatario e vi si appiccica con fare conquistadores
Il  voto di fronte al vino è un giudizio troppo solo, troppo scevro da contesti, troppo nemico del buon gusto per essere considerato generalmente attendibile. Un voto per un vino è poco, nulla si può pensare aver detto di un vino se non se ne è descritto l'essenza dei suoi odori, le sensazioni al suo assaggio e la vitalità della sua beva
Un solo voto per un vino è poco, anzi peggio, è troppo, è di troppo. Meglio di no allora e grazie lo stesso.
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2 commenti:

  1. Anch'io sono perplessa su questa faccenda dei voti. Al punto che, da filosofa praticante ho smesso di pormi il problema. Io non do' voti ai vini, ma mi permetto di dire quali mi sono piaciuti di più o di meno. Ci sono delle volte che non metto nessuna chiocciola, e ti rendo difficile capire se mi sono piaciuti con descrizioni tanto tecniche quanto neutre (sì, a volte sono un po' sadica). Purtroppo - o per fortuna - il giudizio è sempre soggettivo. Tu dici dei voti delle guide o dei wine critics: vogliamo parlare delle valutazioni nei concorsi enologici internazionali? Con giudici italiani che danno 82/100 a certi vini (perchè magari quella tipologia la conoscono bene) e giudici stranieri che li bocciano con 56/100 (perchè magari quella tipologia non la conoscono affatto)? Quando scrivevo in una guida dedicata solo ai vini spumanti, facevo delle battaglie furibonde con gli altri degustatori perchè davo dei bei voti al Durello, mentre loro lo bocciavano sistematicamente, non essendo abituati alla sua originalità. Così può essere successo anche al tuo amico: forse il vino che gli hai dato non gli è piaciuto perchè non era culturalmente sintonizzato sulla tua stessa frequenza d'onda (lui, non il vino). Sono pochissime le bevande che mettono tutti d'accordo. Solo l'acqua ci riesce (forse).

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  2. Ciao Lizzy
    fra le tante interessantissime cose che hai citato quello dei concorsi enologici internazionali è un problema grande.
    Troppa importanza rivestono queste kermesse del "gusto" (mica sempre buon..)nel panorama economico del settore e saperle pilotate più o meno direttamente da sponsorizzazioni o da degustatori più difettosi dei vini che "ascoltano" è cosa triste
    Ho in testa un esperimento degustativo da tempo chissà un giorno non si riesca......

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Prima di scrivere il post ricordate: "Per prima cosa dovete avere ben chiari i fatti; così potrete distorcerli come vi pare." (Mark Twain)