Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

domenica 27 febbraio 2011

FERRUCCI DOMUS CAIA RISERVA 2006 : IN ROMAGNA, IL SANGIOVESE

Il sangiovese è il vitigno più diffuso in Italia , è "grosso" quello toscano o romagnolo, così detto dalla grandezza dell'acino, è piccolo quello del casentino lì chiamato anche "sanvicetro".
Esauditi nel tempo molti fioretti con il "grosso" toscano ultimamente mi sono messo ad indagar sul sangiovese della Rumàgna (citandola come vuole il suo dialetto).
Per questa tappa nel sangiovese di romagna eccoci arrivati a Castelbolognese, provincia di Ravenna: casa Ferrucci, viticoltori dal 1932.
Il nostro amico veste di pregio, bottiglia dorata decisamente "bizantina": lui è Ferrucci Domus Caia DOC Sangiovese di Romagna Superiore Riserva 2006.
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"Il termine Romagna deriva dal tardo-latino Romània e risale al VI secolo d.C., quando l'Italia fu divisa in Longobardica e Romana, cioè soggetta ai Longobardi e all'Impero Romano d'Oriente. "Romània" assunse quindi il significato generico di "mondo romano" (in opposizione a quello barbarico-longobardo". Direttamente da wikipedia.
Scendiamo ora a Castelbolognese che se si chiama così un motivo c'è, fu infatti il Senato di Bologna che intorno al 1300 ne decretò la nascita come prima difesa della città felsina e solo sulla fine del '700 il Papa decise di far passare il suddetto centro sotto il governo della città di Ravenna.
Il Ferrucci fa li vino dagli anni trenta, oggi ha sul suo listino una serie di bianchi e rossi tipici della sua Romagna, tutti da uve coltivate sui quindici ettari della sua tenuta.
Il Domus Caia non è un vino che si presenta da solo perchè lo accompagna sul territorio ampia nomea di "regalità" e raffinatezza; si è fatto un nome insomma, buon per lui.
Il Sangiovese di Romagna deve essere ottenuto da uve "provenienti da vigneti aventi, nell'ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica: Sangiovese dall'85% al 100%; possono concorrere, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 15%, altri vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione per la regione Emilia-Romagna".
Ovvio che anche in terra di Romagna c'è aperta la discussione sulle modifiche del disciplinare appena citato. Da questo punto di vista c'è in giro un generale italico momentaccio.
Il Domus Caia, ci indica il Ferrucci con avarizia di particolari, è ottenuto da uve sottoposte all’appassimento naturale, lunga periodo di macerazione sulle vinacce , dodici mesi in Tonneaux e quindi riassemblaggio per il periodo "lungo" (??) di affinamento finale in bottiglia.
Il mio Domus Caia si fa versare docile, bello il suo colore rosso rubino leggermente scuro, brillano riflessi di rosso anticato.
Naso pieno di frutta rossa, mora in grande evidenza, prugna super matura e un passaggio ampio di ciliegiona, solo stuzzicanti al naso i suoi 14,5 gradi alcolici con un ritorno finale leggermente erbaceo.
Assaggio subito gradevole, di beva per nulla pesante e di bassa persistenza, leggeri i tannini, molto elegante e composto nel suo equilibrio dove ai suoi profumi, che diventano ora sapori meno intensi del naso ma caldi, aggiungiamo un tocco evidente e garbato di mirtillo.
Il grado alcolico rende difficile arrivare a fine bottiglia ma è piacevole questo sangiovese così tipico eppure così moderato, un vino senza eccessi, un vino da tenere nel bicchiere per finire la serata con due chiacchiere piacevoli. Questo Domus Caia  si dimostra decisamente all'altezza della sua fama
Ottima escursione in terra di Romagna, mi piace questa Romagna senza ombrelloni, mi piace questa Romagna di boschi e colline:

"Romagna solatia, dolce paese,
cui regnarono Guidi e Malatesta
cui tenne pure il Passator Cortese
re della strada, re della foresta."
(Giovanni Pascoli)
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giovedì 24 febbraio 2011

IL VOTO AL VINO ? MEGLIO DI NO.


A chi non piace dare un piccolo proprio giudizio tramite un voto? Dare un voto, dare un voto compiacente ad un amico un po' giù, un voto interessato al cliente intraprendente, un voto benevolo ad un bimbo in difficoltà, un voto allegro ad una orchestra volitiva, un voto malizioso alle gambe della vicina. Dare un voto ad un vino!  Eh bhe ...in quanti eh?  Ma dare un voto ad un vino ha un senso?
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Dare un voto è carino e piacevole, perchè alla fine dai solo un numero, è un giudizio semplice e divertente, ti misuri con una cosa e te la classifichi con un numero, non devi spiegare molto o, nella maggioranza dei casi, qualunque cosa tu dica può anche essere dimenticata perchè è il voto messo li in fondo al tuo stringato magari incomprensibile o confuso giudizio, che dice tutto.
Anche io l'ho fatto di dare voti ai vini, nei tasting panel con gli amici, nelle maggiori degustazioni, anche nella mia mente, qualche volta,   usando il voto come metro per ricordarmi quanto mi era piaciuto o no quell'assaggio isolato e/o di altrui vanto.
Questo tema, questo vero dilemma su cui si sono scontrati in molti in passato, ritorna ciclicamente; spesso si fa rivedere all'epoca della presentazione delle nuove edizioni annuali delle grandi guide, oppure quando qualche critico ritenuto eccelso sbologna una rinomata bottiglia con numerino basso.
Non ho ambizione di dare risposta al dilemma, anche perchè la risposta riesce difficile e non credo aver la soluzione,  l'argomento in questione, ovvero se si può dare o no un voto all'assaggio di un vino, penso sia stato uno dei primi dibattiti di cui ho letto nel mondo blog molti anni fa, quando i blogger dibattevano su qualcosa fra di loro a suon di post invece di ignorarsi reciprocamente o lisciarsi altrettanto reciprocamente per secondo fine, come accade ora.
Tempo fa avevo dato una bottiglia ad un amico perchè mi dicesse che cosa ne pensava, gli avevo consegnato un vino che a me stava e sta molto a cuore, una idea enologica alla quale io davo e do un voto alto, un 9. Il mio amico l'ha bevuta e mi ha restituito un voto basso, comunque decisamente opposto al mio. Ho riflettuto sulla cosa e non ho trovato motivazioni sufficientemente intelligenti perchè il mio voto, voto di un wine lover e buon conoscitore della illustre bevanda, dovesse essere più importante del suo, semplice consumatore.
Aggiungendo poi che il mio voto alto su quel vino è suffragato da molti pareri positivi anche di altri "esperti" del settore, vi faccio facilmente intuire che, con questo dato incontrovertibile in tasca, mi ero detto che avevo ragione io che il mio voto era quello giusto. Ma perchè dovrebbe essere così? Arrovellarmi di fronte a questa domanda mi ha restituito la "teoria del giudizio zoppo" e quindi la domanda: che sarebbe stato del confronto vitivinicolo con il mio amico se invece di un voto gli avessi chiesto un giudizio di gradevolezza, una cosa senza numeri, stelline, chioccioline, faccini e via così?
Che sarebbe stato se invece di chiedergli un divertente, rapido e/ma poco impegnativo voto gli avessi chiesto di fare una analisi del suo assaggio per farmi sapere quali caratteristiche dei profumi o delle gustosità lo colpivano di più?
Il voto è un bel giochino, divertente e ficcante, scrive di un successo o di un fallimento alla stessa velocità e spesso non si ferma ai dettagli, insegue il suo destinatario e vi si appiccica con fare conquistadores
Il  voto di fronte al vino è un giudizio troppo solo, troppo scevro da contesti, troppo nemico del buon gusto per essere considerato generalmente attendibile. Un voto per un vino è poco, nulla si può pensare aver detto di un vino se non se ne è descritto l'essenza dei suoi odori, le sensazioni al suo assaggio e la vitalità della sua beva
Un solo voto per un vino è poco, anzi peggio, è troppo, è di troppo. Meglio di no allora e grazie lo stesso.
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martedì 15 febbraio 2011

CA' OROLOGIO CALAONE ROSSO DOC 2008: COLLI EUGANEI IN VENA DI CHARME

Non conosco Maria Gioia Rosellini ma non credo che si parli bene di lei solo per la nomination della celebre guida di turno o per i tre recentissimi bicchieri  al suo "Calaone".Certo le due cose insieme fanno pensare che ci deve essere qualcosa di buono che circola sotto il Monte Cecilia del resto la tenuta che va più di moda in questo momento nell'immaginario generale dei Colli Euganei fuori dai colli padovani è la sua.
Io comunque, con il caratteraccio che mi ritrovo, prima di dar credito alla nomea ho voluto assaggiare il suo vino. Stiamo parlando di Ca'Orologio e l'assaggio è il celebre Calaone Colli Euganei Rosso DOC 2008.
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Ca' Orologio è, innanzi tutto, un Agriturismo bello ed in piacevole posizione nei Colli Euganei in località Baone. E' una azienda agricola dedicata per una dozzina di ettari a vigneto. Produce delle cose originali rispetto alla generalità dei colli, molto discusso è il suo 100% Barbera chiamato Lunisole.
Il nostro protagonista di oggi, il Calaone appunto, è una base Merlot (60%) con un 35% Cabernet ed il 5% di Barbera.   Il Calaone è un crù esteso su 3 dei dodici ettari di Ca' Orologio e le sue uve si sono dedicate "16 giorni in vasca d'acciaio e tino aperto con lieviti indigeni....la manolattica in barrique e 24 mesi di affinamento di cui 12 in barrique di rovere francese". E' un vino non filtrato.
Il 2008 che mi ha fatto compagnia ha una gradazione robusta, 14, 5% di alcol, ma non sarà così evidente al sorso lasciando alle qualità organolettiche più spazio di quanto non mi sarei aspettato.
Colore cupo, nero, discesa nel bicchiere intensa e piglio carico. Portato al naso rilascia note erbacee forti ma composte, mora e spezie caricate ma di buona gradevolezza.
Leggermente vinoso, profumazione non sobria ma mai esagerata.
Beva corposa ma non eccessivamente persistente, morbido e di media complessità. Punta acida finale chiude la sua secca tanninicità e la sua sapidità discreta una punta di amaro degna di altri recenti assaggi. Le note di alcol confuse sulle note di legno gli danno una dimensione da vino impegnativo. La gradevolezza dell'assaggio, la sua morbidezza si scontrano un po' con la concreta difficoltà a proseguire con la bottiglia, un vino bello davvero ma anche da piccoli sorsi, da degustazione.
Ottimo lavoro di Ca' Orologio per questo Calaone, i Colli Euganei possono andarne fieri e le istituzioni locali dovrebbero trarne spunto per favorire realmente una maggior caratterizzazione e soprattutto diffusione del terroir euganeo nel mondo.
Complimenti Rosellini
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domenica 13 febbraio 2011

VERTICALE AMARONE MONTE SANT'URBANO, LA FILOSOFIA DEGLI SPERI ...LE RAGIONI DEL NONNO.

Giampaolo Speri guarda con nostalgia il suo bicchiere mentre parla, davanti ha il suo vino, il vino della sua famiglia, parlando si tormenta fra la voglia di trasmettere la sua competenza e la paura che in fondo si veda un po' troppo che la sua è invece una passione. Perchè, forse pensa, alle passioni magari qualcuno ci crede meno, magari qualcuno ci crede meno che di quel crinale di Sant'Urbano ne sei innamorato un po'. Niente da fare, Giampaolo si tradisce, gli brillano gli occhi quando racconta di quei clienti che tempo fa, ha lasciato li alle quattro di mattina, li a Sant'Urbano, perchè la compagnia di quella collina e del suo Amarone era più grande della notte.
Questa sera ha tirato fuori le sue bottiglie 2006, 2001, 1995, 1983 e, dulcis in fundo, il 1973, cinque perle di "Speri Valpolicella Amarone Monte Sant'Urbano".
E' AIS Verona che ha organizzato con lui il ristretto cenacolo di questa verticale e lo Speri attacca "Sono poche le aziende che, qui in Valpolicella, hanno in cantina le vecchie annate, noi si, fino al 1964, ma non ringraziate me, ma mio nonno ed i miei cari che sono venuti prima di me, io le ho aperte questa sera per riscoprire con voi il percorso e le scelte che la nostra famiglia ha fatto nella storia dell'Amarone".
 Punto e a capo, benvenuto in casa Speri.
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Gli Speri di Amarone ne fanno uno solo, esce cinque anni dopo la vendemmia, dopo quattro anni di legno e sei mesi di bottiglia , una ricetta unica che segue la logica di famiglia anche se "il nonno diceva che ci vogliono dieci anni per assaggiare un amarone". Teniamo a mente.
Pochi numeri: sono circa centomila le bottiglie di questo pregiato vino che ogni anno Speri mette sul mercato, meno di un terzo della produzione totale della cantina.  Giampaolo si lascia andare al racconto che parte da lontano, parla delle scelte di una azienda che ha sempre pensato di essere tale, certo una azienda di famiglia, la famiglia Speri, ma una famiglia che ha scelto prima di tutto come essere azienda e che, sulle sue scelte,  ci ha scommesso. Ha scommesso, su quel Monte Sant'Urbano, sulla coltivazione a pergola veronese "non per semplice tradizione ma perchè protegge le uve, allunga il grappolo, diminuisce il numero di acini", messi così quei diciannove ettari costano l'uno circa 900 ore di lavoro manuale l'anno contro le circa 130 di un guyont ma "è produrre buone uve la soluzione non affidarsi alla enologia per correggere i difetti". 

Il vino si fa in campagna.
Giampaolo è un fiume in piena, "un vino con uve appassite che ricorda l'uva, questa è la soddisfazione", tutto questo per arrivare ad un risultato che coniughi "eleganza e potenza" che regali "vini non esagerati" e per fare così "ci deve essere dentro un po' di molinara e mantenere l'alcol intorno al 15%", poi ancora "abbiamo sofferto negli anni novanta quando andava molto il vino piacione ed il legno ma oggi siamo contenti di aver mantenuto la nostra scelta". 

Giampaolo sorride, ora tocca all'assaggio che scioglierà le domande insidiose sull'amarone "raro e caro" e sul futuro di questo vino, del resto lui stesso aveva esordito chiedendosi "l'amarone è arrivato alla fine del suo percorso storico?". Domande che si può fare, senza che gli tremi la voce, solo chi la storia ce l'ha.
Sfogliamola questa storia siamo sul Monte Sant'Urbano con il suo Amarone 2006. Granato con unghia decisa, al naso note di menta e di cioccolata dietro la punta alcolica che nasconde il legno, amarena sul finale. Assaggio corposo ampio di tannini, abbastanza asciutto con ritorno di legno e tocco amaro sul finale. Vivace. Il 2001 invece ha un colore solo un po' più distinto, al naso è più fruttato, cioccolata fusa ed un sincero aroma di mandorla solo un po' bruciacchiata. Assaggio morbido, tannini evidenti ma in genere setoso, un palato solo un po' vinoso comunque garbato. Indimenticabile. Il 1995 riserve la sorpresa migliore, il colore è solo leggermente più scuro, il naso prende prima di tutto una prugna intensa, grave e caldo, sfuma il cacao. In bocca è fruttato, di grande eleganza, persistente, finale molto lungo e amaro. Siamo al 1983 che scende nel bicchiere con il suo colore caramello, naso ampio di frutta passita e di susina. Assaggio persistente ma molto equilibrato tocco di liquirizia e finale solo leggermente alcolico. E' il 1973 che mi trova impreparato, le note sono solo leggermente più aggraziate rispetto all'assaggio precedente, il palato è più deciso e secco, ma è ancora fresco e presente ed il tocco di ciliegia sotto spirito è un piccolo regalo alla serata.
Aumenta il brusio ed i sorrisi, serata riuscita, lo hanno capito tutti, come si è capito che aveva ragione il nonno, ma non urliamolo che il mercato non lo sopporterebbe.
Benvenuti in casa Speri allora, anzi no, in cantina, anzi no.....casa, famiglia, cantina, in fondo qui che differenza c'è ?



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mercoledì 9 febbraio 2011

GUIDA VINI 2011 ALTROCONSUMO : LA GUIDA CHE FA DA GUIDA

Lo so che non è una novità per questo blog ed oramai la cosa vi sarà venuta a noia ma, quando si vuol fare un discorso su di un termine specifico, quale miglior maniera che partire da una definizione da dizionario?
La parola "guida" dal Garzanti si definisce : chi o ciò che indica la via da percorrere... ammaestramento, insegnamento.... manuale che introduce allo studio di una disciplina.... nome di vari oggetti, dispositivi o strumenti che servono per guidare qualcuno o qualcosa.
Ho avuto per le mani in questi anni diverse guide dei vini, anche importanti, spesso regali da amici che magari tenevano al fatto che mi occupassi di bottiglie almeno decenti e che, come da dizionario, volevano ne imparassi qualcosa da una guida.  Non ho mai scritto però di guide ed ho sempre guardato divertito autorevoli blogger che, puntualmente a cavallo di San Silvestro, davano alla luce i loro post sul panorama guidaiolo italiano.
Così, dopo aver sfogliato in lungo e largo per il secondo anno il soggetto in questione, ho deciso di dire anche io la mia su una guida e, che bello sono originale, una guida di cui nessuno si è occupato: Guida Vini 2011 Altroconsumo.
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Loro dicono di se : "Altroconsumo è l’associazione di consumatori più rappresentativa e diffusa
in Italia, l’unica a garantire ai propri Soci l’affidabilità dei risultati di centinaia
di test condotti in assoluta indipendenza"
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Altroconsumo si occupa di tutto, centinaia di test su lavastoviglie ed automobili, spazzoloni e dentifrici, panettoni e ...vino !  Per il vino Altroconsumo elabora appunto una sua Guida di oltre 400 pagine,una guida  per il cosumatore.
Il vino bisogna più spesso guardarlo da questo punto di vista; centinaia di volte i soliti marketing-man del vino si struscicano con la parola  "consumatore" ed il più delle volte la fanno anticipare da "dalla parte del..", poi spesso scopriamo che stanno da ben altra parte. Stanno dalla parte di chi li paga, cosa tutt'altro che sbagliata.
Lor signori di Altroconsumo sono invece sicuro che un po' li pago anche io consumatore, con la mia quota associativa ad esempio, e pretendo da loro che mi dimostrino ogni mese che si muovono pensando a me, cosa che loro fanno sottoponendomi i risultati dei test, le cause intentate, le presentazioni comparative ecc.
La Guida Vini di Altroconsumo è visibilmente redatta pensando al consumatore, per questo mi piace.
Prima di tutto cerca di insegnare; le prime 60 pagine spiegano come si produce il vino a cosa vuol dire vinificazione, dalla differenza fra IGT e DOCG a come si legge una etichetta, da una panoramica dei maggiori vitigni a come si conserva o si serve il vino, decantazione e temperature, aromi secondari e terziari, molto altro.
Altra sessantina di pagine è dedicata a "Le Regioni del vino", un buon viatico per dare l'impronta del terroir al "prodotto vino".
Sono le venti paginette che spiegano principi e criteri dei test che però sono le più interessanti per il consumatore. Altroconsumo spiega cosa è e cosa fa il tenore alcolico, il contenuto zuccherino e l'acidità, che belle le due paginette sulla anidride solforosa totale ed il suo rapporto con la "libera". Quindi via alla dissertazione sul panel e sui suoi principi.
Il tutto , che è molto di più della breve sintesi che vi ho fatto, spiegato con semplicità e con la evidente massima attenzione alla comprensione generale. Pochi paroloni e massima riconducibilità di ogni definizione ad un dizionario interno.
Poi ci sono i risultati dei 300 assaggi, trecento campioni divisi in modo tradizionale ma anche per categoria di prezzo e quest'ultimo declinato in forma puntuale nel prezzo in enoteca e quello in GDO. Cosa da far venire i brividi a qualcuno eh !
Un elenco puntuale delle cantine partecipanti con tutti i loro recapiti e un dossier speciale sui vini bianchi di Sardegna concludono la vision sulla Guida Vini 2011 Altroconsumo che non è una buona guida solo perchè banalmente rispetta il significato da dizionario, cosa che sarebbe già sufficiente visto il panorama globale, ma anche e soprattutto perchè prova ad essere una guida davvero per il consumatore, senza autocelebrazione e divismo.  Prova ad essere oggettiva, forse anche troppo, ma nel provarci apre le porte del mondo del vino a tantissime persone, in questo senso Guida Vini 2011 Altroconsumo è uno spot per il vino.

Ora il domandone: perchè nessuno dei celebranti di San Silvestro si è mai preso la briga di scrivere di questa Guida???
Lo chiedo così, stile altroconsumo,  apertamente.





Guida Vini 2011 Altroconsumo

Formato: 12 x 21 cm
Pagine: 448
Prezzo al pubblico: 24,95 €
Prezzo speciale Soci: 19,95 €

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mercoledì 2 febbraio 2011

ANTEPRIMA AMARONE 2007 (seconda parte) I MIGLIORI ASSAGGI

Chiusa con questo primo post la sponda della dissertazione sul mondo consortile la Anteprima Amarone 2007 ci ha regalato come sempre il super assaggione.
Oltre 60 le bottiglie che si concedevano ai degustatori fra campioni in bottiglia e prelevati da botte, Stefano il Nero si è gestito fra 28 assaggi, 11 campioni da botte ed i restanti 17 da bottiglia.
In generale l’annata 2007 è una di quelle meno interessanti per il mondo “amaronico” , scarse qualità organolettiche, abbondanza di legno e di sapori erbacei, quasi spariti i vini dolciosi, qualità tipiche spesso non ricevute. Nessuno dei 28 assaggi ha fatto scoccare la scintilla, nessun innamoramento, mi arrendo all’evidenza che la stagione 2007, per le sue caratteristiche, meteo in primis, non ha dato risultati sufficienti per fare osservazioni troppo profonde.
Sotto il palato molti amarone sono “dubbi”, su 28 totali i bocciati per Stefano Il Nero sono ben 9 !
Vediamo però ora i super promossi.

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Sono 3 i miei migliori assaggi da botte.
Az. Agricola Monte del Frà – Amarone Classico –Tenuta Lena di Mezzo
E’ un campione da botte ma consiglio al fattore di togliercelo subito, è pronto.
Rifinito con profumi di spezie e di mora non è ancora completamente strutturato ed è  forse
solo quella la finitura che manca, leggermente persistente. Tondo ed equilibrato.
Az. Agricola Novaia – Amarone Classico – Selezione Corte Vaona
Colore un po’ scarico, naso di amarena tipica con sentori di menta, buona estensione dei profumi all’assaggio, non strutturato, aperto e tondo. Forse un po’ sotto la scala del gusto ma siamo in botte eh!
Bel prodotto. Piaciuto davvero.

Il numero 1 delle botti
Az. Agricola Domenico Fraccaroli – Amarone – Grotta del Ninfeo
Bella anche la colorazione (cosa rara), profumi cioccolatosi con ciliegia carica e leggermente pungente, assaggio gradevolissimo, molto morbido, gioco di sapori con prugne in evidenza. Sicuramente il migliore delle botti, forse il migliore di tutti.

Ecco invece i 4 che si meritano la palma fra gli assaggi da bottiglia:

Zecchini – Amarone Valpantena – Vigneto La Calandra
Colore carico ed intenso, anche nel bicchiere si muove con fare pesante, naso elegante con leggere note di foglie e, distante, un tocco di frutto maturo, mora. Buona beva ma pur sempre amarone, leggere note alcoliche ed appena allappante. Non fa sognare ma è composto. Forse un po’ troppo aggressivo.
Tenuta Sant’Antonio – Amarone – Campo dei Gigli -
Di quelli dal colore intenso. Naso da amarone tipico con frutta matura in piena evidenza. Al palato con qualche nota alcolica di troppo ma anche una gradevole persistenza, senza eleganza ma fra tutti quello con maggior equilibrio.
Az. Agricola Villa Monteleone – Amarone Classico – Villa Monteleone
Questo è amarone ! Cosi ho pensato nell’immediatezza dell’assaggio; cosa aveva più di altri ? Le note tipiche erano li belle evidenti senza doverne andare alla ricerca, naso molto bello con profumi sfumati (solo leggermente legnoso) di sottobosco e ciliegiona. Assaggio delizioso con persistenza e sapori di bacca, tocco amarognolo finale.
Il numero 1 delle bottiglie
Cantine Cav. G.B. Bertani srl – Amarone Valpantena - Villa Arvedi
Il suo 2006 ha già fatto parte delle cronache di questo blog e, pur apprezzandolo, non mi aveva scosso. Questo 2007 invece è stata la miglior cosa di questa Anteprima.
Colore un po’ scarico, naso molto delicato e gradevole, fruttato con amarena in evidenza, forse un tocco di legno di troppo ma alla fine anche quello regala buone sensazioni. Assaggio ripieno di piccola ciliegia e di bacca rossa, nota alcolica accrescitiva del sapore complessivo. Elegante senza essere sfuggente. Una cosa buona davvero.

Ci risentiamo al 2008……nel 2012 !
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